
Mangiar bene nel 19 arrondissement di Parigi non è cosa facile. Attorno ad uno dei più grandi parchi della Ville, il parco Buttes-Chaumont, è difficile trovare ristoranti degni del loro nome. Sarà perché le “deliziose collinette verdi, i laghetti, e i sentieri creati per il piacere dei sudditi di Napoleone III” non ispirano gli chef francesi. Sarà forse perché il parco era stato creato “per far dimenticare che su uno dei monticelli un tempo c’era la forca per i condannati a morte”? La cucina nel complesso non è malvagia, ma forse ci vorrebbe qualche cuoco in più e decisamente maggiori competenze. Perdonatemi, non ho analizzato la procedura per ottenere la licenza francese di ristorazione, ma parte dei ristoranti da me visitati dovrebbero chiamarsi in ben altra maniera. Design a parte, fortunatamente in alcuni è l’unico punto a favore come nel caso del Mon Oncle al 2 di rue Pradier, la maestria della cucina francese è totalmente assente. Posate non lavate, questo è il caso del Chapeau Melon al 92 di rue Rébéval, camerieri impacciati o peggio scostanti, cuochi che assaggiano la zuppa con il mestolo che usano per servire le portate. E' vero, lo fanno in molti… ma almeno il Sig Olivier Camus (cuoco-proprietario del Chapeau Melon) dovrebbe chiudere le porte della cucina. E mi raccomando, telefonate prima di recarvi e comunque non presentatevi dopo le 21,30 di sera altrimenti rimarrete a bocca asciutta. Sono andato al ristorante Zoé Bouillon per ben tre volte e non sono mai riuscito a sedermi a tavola: troppo tardi, carenza di personale, pietanze terminate. No Comment. Vero è che si tratta di ristoranti di quartiere, ma questo non li può esimere dal garantire quello che gli uomini di marketing identificano con le caratteristiche igieniche del prodotto/servizio: pulizia, prodotti di qualità, accoglienza.
Si salva senza dubbio, anzi svetta senza eguali, il bristrot Il Faitout (nella foto), in avenue Simon Bolivar. Stile art decò, personale gentile, cuochi estrosi che propongono quotidianamente piatti nuovi e freschi. Andateci anche solo per il caffè. Ecco quello non è paragonabile a quello che vi potrebbe preparare anche il peggiore dei bar italiani, ma con l’aggiunta dello sciroppo Manin prende tutto un’altra poesia.
Prima di concludere il mondo della ristorazione del 19° dovrei parlarvi del ristorante Papillon Puebla del nostro chef italiano Vincenzo Cozzoli. È il ristorante credo più calmo di Parigi dato che si trova all’interno del Parco. Non ho ancora avuto piacere di sedermi alla sua terrazza, ma sono sinceramente sconvolto dal parco macchine del suo guardiano. La sera, quando rientro a casa, lo vedo sempre con una vettura differente: Mercedes, BMW X5, Jaguard, Porche, ecc.
Cercasi disperatamente ristorante!!!