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mercoledì 16 aprile 2008

InterContinental Grand Hotel de Paris


Maestoso, munifico e solenne come pochi altri hotel della capitale francese. Desiderato da Napoleone III per magnificare i progressi del secondo impero francese nell’arte, nell’industria e nella scienza. Manifesto della modernità al servizio dell’Esposizione Universale del 1867, l’Intercontinental Grand Hotel de Paris compirà tra poche settimane il suo 155°compleanno. Questo l’incipit di Monsieur Pascal Bossel, storico e scrittore parigino, per raccontare le mille e una notte del più grande hotel di lusso dell’Exagone passato alla storia. A appena terminato di piovere, giusto una pioggerellina primaverile come capita spesso a Parigi, Bossel è lì fermo sulla scalinata di marmo al 2 di rue Scribe con il suo blaiser blu e la cravatta regimental, dall’aspetto serioso ma dal sorriso bohemien. Mi accompagna à la Terrasse, spazio di luce del Caffè de la Paix in cui businessmen di ogni dove chiudono i grandi contratti dell’economia internazionale. Un luogo surreale di marmo, tappeti e orchidee protetto da una piramide di vetro che punta all’infinito. Minuto dopo minuto mi racconta fatti e aneddoti con una passione e una ricchezza tale da farmi sentire proprio li, accanto all’imperatrice Eugénie durante il giorno dell’inaugurazione, il 2 maggio del 1862, o abbracciato a Mata-Hari prima di una sua esibizione nelle danze dedicate a Shiva nel colossale Salon Operà. Passano ineluttabili davanti ai miei occhi le squadre di lavoro che in soli 18 mesi costruirono il capolavoro dei fratelli Perire, più di 8.000 mq di superficie, 5 km di corridoi, 800 stanze e 65 saloni! Accompagnato dalle musiche dell’orchestra diretta dal Maestro Offenbach, sfoglio il libretto dei servizi dell’hotel e come preso da una irrazionale desiderio infantile ordino ciò che di più inconsueto mi può offrire l’hotel: la più rara tra il milione di bottiglie dell’infinita cantina; un bicchiere di latte della “Vacherie Modèle” dell’Hotel con mucche rigorosamente svizzere, una corsa sul primo ascensore idraulico della storia di Parigi, un ritratto in piena notte dal fotografo dell’hotel disponibile 24 ore su 24, un bagno termale.
Monsieur Bossel con le sue parole mi accompagna in questo viaggio nel tempo. Adesso ci troviamo nel Salone 36, è il 1871 James Gordon Bennet, proprietario del New York Herald affida a Sir Henry Marton reporter all’Herald Tribune la missione di ritrovare il Dott. Livingstone scomparso nelle foreste africane. E poi come in un tornado spazio-temporale passano fugacemente Victor Hugo, Bill Clinton, Emile Zola, Sherlock Holmes, Jodie Foster, Gustave Flaubert, Oscar Wilde, Alain Delon. Ritorno per un istante ai giorni nostri. Con la lentezza di chi si sta gustando una gioia infinita accediamo al Salon de L’Operà. È la sala più illustre della capitale decorata con statue preziose, decorazioni d’oro, marmi e specchi che si riflettono all’infinito. Evoca lo splendore de l’Opera Garnier che verrà eretta solo qualche anno più tardi proprio lì sotto gli occhi dell’hotel tra rue Auber e rue Halévy. Alta 14 metri può ospitare più di 700 persone. Proprio in questa sala un illustre quanto anonimo ospite del Grand Hotel dispose una serata di gala con tutto ciò che di meglio l’organizzazione potesse offrire: filarmonica, esibizioni di teatranti, balletti e pietanze ricercate. Il tutto per due persone. L’indomani l’anonimo cliente chiamò il direttore e ringraziandolo per il servizio disse: “Ho speso un po’, ma alla fine ha detto di Si!”. Ci allontaniamo dalla sala che ospitò i re e le regine di tutto il globo per dare un istante di pace ai 5 sensi. Accappatoio di spugna, ciabattine e dopo tutto questo trambusto emotivo ci rilassiamo nella I-SPA dell’hotel. Ci aspetta il letto fluttuante, l’installazione faro del centro. Il non plus ultra in materia di relax. Mani esperte ci massaggiano con alghe d’altura e applicazioni di fango marino del Mont Saint-Michel, un gommage al sale marino e poi veniamo delicatamente avvolti in una coperta d’acqua a 37 gradi. Come in un grembo materno, sì è immediatamente presi da una incomparabile sensazione di leggerezza e di distensione muscolare e celebrale. Ma non abbiamo ancora finito il nostro tour, una doccia e poi via al Club InterContinental. Questo spazio di lusso e di privilegio estremo è un vero hotel nell’hotel. Al loro arrivo, i clienti del club sono accolti senza passare dalla reception generale. A loro disposizione al quinto piano il salone VIP con vista esclusiva sui tetti di Parigi e sulle grandiose statue dell’Opera. E pensare che al suo esordio questo era l’alloggio della servitù! Qui gli ospiti “de marque” in base alle loro pause lavorative o di divertimento possono ordinare la colazione con i dolci creati dai designer più stravaganti dell’Exagone, bersi un coloratissimo cocktail o surfare in internet per scoprire cosa riserva la capitale.
E finalmente arriviamo al cuore dell’hotel, o meglio ad uno dei 470 cuori dell’InterContinental, la suite Royale. Entro con passo di danza quasi spaventato da tanta cura del dettaglio, affiche d’epoca, oggetti d’arte, tappeti preziosi, cesellature e tanta tanta luce. Mi muovo come un bimbo in negozio di giocattoli eccitato dalle mille attenzioni protagoniste di questi spazio. Orchidee, in ogni dove, preziose lenzuola di lino e un copriletto rosso damascato a far da cornice, scendiletto di una morbidezza inaudita e poi il bagno. Apro la porta, mi appoggio alla vasca d’epoca, centrale rispetto a tutta la stanza. Non è vero, non ci posso credere, apro le finestre e scorgo in bella vista l’ingresso nord dell’Opera. Chiudo gli occhi e provo ad immaginare la sensazione di un bagno tonificante in un giorno di primavera agli occhi della secolare casa dei balletti delle liriche francesi.
Monsieur Boissel capisce il mio stato d’animo e mi ricorda che dobbiamo ancora terminare la visita. Dall’hotel, allora, accediamo direttamente al Caffè de la Paix. Il cafè-restaurant mito di Parigi. Era il 25 agosto del 1944, qui, un giovane al volante di una jeep militare americana entrò in fretta e furia chiedendo al cuoco di preparargli ciò che di più rapido poteva fare. Con la stessa cura che erano abituati a riservare ai migliori clienti, il maitre consegnò un cesto in vimini con il veloce pasto frugale. Scoprirono in seguito di aver preparato il primo pasto del Generale Charles de Gaulle futuro primo presidente della V repubblica francese. Rientro in me, mi giro per guardare le decorazioni degli angioletti con il sigaro alla mano, per segnalare agli ospiti che quella era la sala fumatori e a due passi da me riconosco Jean-Paul Belmondo. Qualcosa del suo sguardo mi rivela che lui, come tutti gli altri ospiti, è di casa in questo surreale quanto concreto paradiso artigianale del lusso francese. Con la stessa naturalezza con cui era incominciata la mia visita, Boissel si congeda ringraziandomi per averlo ascoltato.

2, rue Scribe - 75009 Paris
T +39.1.40073232
legrand@ihg.com
www.paris.intercontinental.com

mercoledì 5 marzo 2008

A Parigi il caviale è... lento


Piccole sfere di bianco perlaceo, lisce come la seta, turgide come le labbra di una giovane amante, preziose per infinitesima quantità. Un astuccio dorato le racchiude e un’etichetta lilla dall’inequivocabile spirale ne svela il contenuto: sono le uova della Hélix Aspersa Maxima. In Francia le chiamano “Caviar d’escargot”.
Fino a tre anni fa, delle Gros Gris, le più apprezzate fra le lumache della cucina della Borgogna, se ne godevano solo le carni, ma l’intuizione di Mme Dominique Pierru offre oggi agli chef francesi, la possibilità di far apprezzare la grandiosità della loro haute cuisine con un nuovo e curioso prodotto.
Le lumache vengono allevate con grande cura. L’ambiente è controllato minuziosamente sia nella scelta della vegetazione che nel livello di umidità e di tanto in tanto l’alimentazione della regina viene arricchita con ricercate miscele di cereali.
4 grammi; questa è la quantità che ogni singola lumaca depone una volta all’anno. Per produrre quindi un chilogrammo di caviale occorrono le uova di circa 260 lumache.
Offrire il massimo della qualità. Questo è ciò che spinge gli addetti della De Jaeger a raccogliere con meticolosa pazienza una ad una le uova; a lavarle e sottoporle a ben tre selezioni prima di passare alla salatura.
La salamoia è preparata con fior di sale de la Guérande, località francese nella regione dei Paesi della Loira, essenza di rosmarino e una spruzzata di limone in maniera tale da rendere il caviale consistente al palato e di una freschezza degna dei piatti più esclusivi.
La fase successiva prevede il confezionamento in astucci metallici, da 50 a 1000 grammi, sotto vuoto al riparo dalla luce e alla temperatura di 4°c. Il caviale si conserva per tre mesi dalla data di produzione anche se recenti studi dell’equipe di ricerca prevedono una conservazione del prodotto per almeno 6 mesi.
La selezione delle boutique gastronomiche in cui trovare questa prelibatezza segue i severi principi utilizzati per la lavorazione del prodotto. Ad oggi infatti si sono aggiudicati l’esclusività della distribuzione Galeries Lafayette Gourmet e Faye di Parigi. Sempre Parigi con i ristoranti “Au comte de Gascogne” e “Escargot Montorgueil” è la sola ad offrire ai clienti più eccentrici ed innovatori del gusto l’opportunità di assaporare le perle del caviale di campagna.
Chiudete gli occhi, assaporate una piccola quantità di caviale. Premete le uova con la lingua contro al palato, apprezzatene la consistenza. Adesso premete più forte, alla rottura delle uova si sprigionerà la sensazione di un ballo in una foresta subito dopo la pioggia, aroma di funghi e di foglie di quercia. Un sapore sottile, che si concede a lungo alla bocca nel pieno della sua dolcezza a soddisfare la creatività dei più esigenti.
L’immaginazione degli chef trova con il caviale d’escargot De Jaeger nuove risorse d’ispirazione.

venerdì 15 febbraio 2008

Parigi spegne la luce!


Questa sera alle 7, a casa mia come in una dozzina di monumenti municipali di Parigi (ma spero anche in altre case) per 5 minuti si sono spente le luci.
In occasione dell'anniversario del protocollo di Kyoto insieme a Roma, Parigi e le altre capitali europee, abbiamo voluto lanciare un forte segnale all'opinione pubblica mondiale sui problemi dei cambiamenti climatici e dell'economia energetica.
Così, a Casa mia, come alla Tour Eiffel, si è spenta simbolicamente la luce dalle 19,00 alle 19,05. Insieme a noi, dicevo, anche una dozzina di monumenti appartenenti al comune di Parigi: l’Hôtel de ville, le Petit Palais, le Théâtre du Rond Point, la Rotonde de la Villette, le Théâtre de la Ville, Monument Dalou (Place de la Nation), Place des Victoires, Fontaine Saint Michel.

Credete sia un mitomane??? No, è solo una provocazione... se davvero ciascuno di noi partecipasse con passione a questo processo di cambiamento potremmo dare una chance in più al nostro pianeta terra.

mercoledì 30 gennaio 2008

IKEA FAMILY la carta per gli IKEA-Dipendenti


La scheda punti che mi hanno dato all’ingresso di Parigi per diventare un perfetto cittadino della Ville Lumière oggi vede un +1. È infatti arrivata! Chi? Cosa? Ma la carta rossa… No! Come che cos’è??? È la IKEA FAMILY CARD! La Card che ti dà accesso a tutte le FRANCO-IKEA promozioni , quelle che piacciono molto a mia moglie e alla maggioranza delle donne franco-parigine. In realtà il loro catalogo piace molto anche a me e con questa card il magazine IKEA FAMILY LIVE mi arriverà comodamente a casa ogni 3 mesi. IKEA FAMILY, a me il nome aggrada e anche il nuovo design della carta è in target, un bel rosso cina (trasparente) ma non so come la prenderanno i parigini (ma più in generale i francesi) che adorano francesizzare tutto; vedi Ordinateur al posto di Computer oppure Boite al posto di e-mail. Se il signor Ikea avesse avuto una maggiore sensibilità verso i cugini d’oltralpe, avrebbe dovuto almeno chiamarla IKEA FAMILLE... o perlomeno darle uno dei quei terribili ed impronunciabili nomi che caratterizzano i pan-prodotti Ikea.
Nella foto che vi ho messo, per farvi capire di cosa si tratta, ho cancellato i dati personali... non vorrei che qualcuno abusasse a mio nome delle svedesi offerte di design...
Chissà se arriverà anche in Italia?

venerdì 25 gennaio 2008

A Parigi la Femme Fatale di Eymeric Francois


Mercoledì 22 gennaio al Westin Hotel di Parigi nella sala Concorde hanno sfilato i capi di alta moda di Eymeric Francois, couturier di Lione, invitato speciale alle Collezioni di Alta moda a Parigi (membre invité des Collections de Haute-Couture à Paris). La sua femme fatale non si ferma alla guepiere in nastro rosso al corsetto in pavone o all'abito rete che nulla lascia all'immaginazione. Si spinge oltre quasi a significare che la seduzione e il fascino estasiante di una donna non si limita alla materiale fisicità dell'essere ma la trascende. A rappresentare ciò, una modella agli ultimi mesi di gravidanza, che con il suo cadeau a scadenza continua ad attrarre gli sguardi di tutti gli uomini presenti al défilé.

mercoledì 23 gennaio 2008

Lo schiaffo al Westin Hotel di Parigi


Incredibile! Etonnant!
Défile Couture Eté 2008, Westin Hotel, martedì 22 gennaio 2008 intorno alle 18 e 10 subito dopo il saluto finale del couturier della maison Basil Soda. Queste sono le coordinate per dirmi lui chi è!
Si, il l signore che vedete nella fotografia, l'unico con il pellicciotto (ieri a Parigi c'erano 15 gradi, troppi, davvero troppi per la pelliccia), si è alzato, ha attraversato la passerella, si è avvicinato a due ragazze in prima fila (entrambe molto carine, una bionda con abito nero e l'altra mora con bustino dorato) e ha tirato tra il rusco e brusco una pappina incredibile ad una delle due ragazze, per l'esattezza la malcapitata era quella bionda. Poi si è dileguato in men che non si dica. La cosa davvero strana è che le ragazze hanno fatto finta di niente... ed anzi si sono prestate ai fotografi per alcuni scatti. Purtroppo non ho le foto delle due fanciulle.

Ditemi chi è vi prego!!!
ps: vi dirò in seguito sulla sfilata...

martedì 15 gennaio 2008

Old England a Parigi


Volete vestirvi in vero old englad style? Dovete segnarvi questo indirizzo: Old england 12, Boulevard des Capucines nel IX arrondissement di Parigi.
Entrato con la vana speranza di trovare il regalo per mio fratello, un Harrington della casa inglese Baracuta, il tipico giubbotto più e più volte indossato dai divi del cinema, da Paul Newman a Superman, sono uscito con due capi eccezionali... si ma per me!
Il fato mi ha servito su un fine tavolo in legno e cuoio una scelta davvero imbarazzante di pantaloni in tartan; un modo sicuro per distinguersi tra le file esercito dei soldatini in pantaloni grigi, giacca blu e cravatta bordeaux. Anzi più di un capo, un postulato. Se volete far cadere su di voi le attenzioni dei presenti di un vernissage, di un convegno, di una riunione e nel contempo mostrare senza dover parlare il vostro carattere dovete assolutamente ingaggiare nel vostro guardaroba almeno un paio di pantaloni in tartan.
Il mio preferito, dalla tipica lavorazione tartan dicevo, abbina il grigio al rosso con rotture di nero e beige; il secondo altrettanto cool più facile però da indossare riprende il tipico verde inglese abbinandolo ad un marrone pieno, sempre distratto dal nero e dal beige.
Spesa totale per i due capi in saldo, 270 euro. Un po' cari considerando lo sconto del 40%, ma cosa si può pretendere considerando che sono stati realizzati a cuciti a Parigi. Si, dimenticavo, Old England è un marca parigina e il tartan è un particolare disegno dei tessuti in lana delle Highland scozzesi. Nella realtà di England c'è davvero poco.
I commessi sono estremamente gentili e non fanno economia né di consigli né tanto meno di sorrisi. Troppo forse, per chi come me, è abituato ai visi scuri e ai modi un po' impettiti dei giovani commessi milanesi (ancora più altezzosi delle receptionist delle grande griffe). Sicuro è che una buona percentuale su ciascun capo venduto aiuta il personale Old England ad essere più cordiale.

Ps: l'Harrington G9 Barakuta blu viene venduto dalla casa Madre a 160 sterline mentre Faciba, azienda di abbigliamento e rivenditore di Olgiate Olona lo vende a 340 euro. No comment!