martedì 29 aprile 2008

Musei. Le cinquanta perle di Parigi


Ecco un elenco in rapida successione dei musei più belli di Parigi che assolutamente non bisogna lasciarsi scappare. Per facilità li ho divisi in 5 sequenze in base agli arrondissement. A Parigi sono 20 e rappresentano una suddivisione circolare in senso orario del territorio parigino.

Dal 1° al 5° arr.
Musée de l’Orangerie, Musée du Louvre, Musée des Arts Décoratifs, Musée de la Mode et du Textile, Musée de la Publicité, Carnavalet (Musée de l’Histoire de Paris), Musée d’Art et d’Histoire du Judaïsme, Musée des Arts et Métiers, Musée Picasso, Musée national d’Art et de Culture Georges Pompidou, Institut du Monde Arabe.

Dal 6° all’8° arr
Musée national d’Histoire naturelle, Musée du Luxembourg, Musée national Eugène Delacroix, Musée de l’Armée-Hotel national des Invalides, Musée d’Orsay, Musée du Quai Branly, Musée Rodin, Musée Cernuschi (arts de l’Asie, Ville de Paris), Musée Jacquemart-André, Palais de la Découverte.

Dal 9° al 16° arr
Petit Palais (Musée des Beaux-Arts de la Ville de Paris), Bibliothèque-musée de l’Opera (Palais Garnier), Musée Grévin, Musée national Gustave Moreau, Musée du Cinéma, Centre national de l’histoire de l’immigration, Galerie des Gobelins, Musée de la Poste, Musée Bourdelle, Cité de l’Architecture et du Patrimoine (Palais de Chaillot)

Dal 17° al 19° arr
Musée d’Art moderne de la Ville de Paris, Musée de la Marine, Palais de Tokyo, Musée national Guimet des Arts asiatiques, Galliera (Musée de la Mode de la Ville de Paris), Musée de l’homme, Musée Marmottan-Claude Monet, Musée de Montmartre, Musée de la Musique (Cité de la Musique), Cité des Sciences et de l’Industrie (La Villette).

Le Grand Paris
Musée national du Château de Versailles, Musée Paul Delouvrier, Musée des Années 30 (Boulogne-Billancourt), Musée et jardins Albert Kahn (Boulogne-Billancourt), Musée national de Céramique (Sèvres), Maison atelier de Jean Arp et Sophie Taeuber (Clamart), Musée de l’Air et de l’Espace (Le Bourget), Musée Passé-Présent-Futur Pierre Cardin (Saint-Ouen), Maison de la Photographie Robert Doisneau (Gentilly), Mac/Val Musée d’Art comptemporain du val de Marne.

mercoledì 16 aprile 2008

InterContinental Grand Hotel de Paris


Maestoso, munifico e solenne come pochi altri hotel della capitale francese. Desiderato da Napoleone III per magnificare i progressi del secondo impero francese nell’arte, nell’industria e nella scienza. Manifesto della modernità al servizio dell’Esposizione Universale del 1867, l’Intercontinental Grand Hotel de Paris compirà tra poche settimane il suo 155°compleanno. Questo l’incipit di Monsieur Pascal Bossel, storico e scrittore parigino, per raccontare le mille e una notte del più grande hotel di lusso dell’Exagone passato alla storia. A appena terminato di piovere, giusto una pioggerellina primaverile come capita spesso a Parigi, Bossel è lì fermo sulla scalinata di marmo al 2 di rue Scribe con il suo blaiser blu e la cravatta regimental, dall’aspetto serioso ma dal sorriso bohemien. Mi accompagna à la Terrasse, spazio di luce del Caffè de la Paix in cui businessmen di ogni dove chiudono i grandi contratti dell’economia internazionale. Un luogo surreale di marmo, tappeti e orchidee protetto da una piramide di vetro che punta all’infinito. Minuto dopo minuto mi racconta fatti e aneddoti con una passione e una ricchezza tale da farmi sentire proprio li, accanto all’imperatrice Eugénie durante il giorno dell’inaugurazione, il 2 maggio del 1862, o abbracciato a Mata-Hari prima di una sua esibizione nelle danze dedicate a Shiva nel colossale Salon Operà. Passano ineluttabili davanti ai miei occhi le squadre di lavoro che in soli 18 mesi costruirono il capolavoro dei fratelli Perire, più di 8.000 mq di superficie, 5 km di corridoi, 800 stanze e 65 saloni! Accompagnato dalle musiche dell’orchestra diretta dal Maestro Offenbach, sfoglio il libretto dei servizi dell’hotel e come preso da una irrazionale desiderio infantile ordino ciò che di più inconsueto mi può offrire l’hotel: la più rara tra il milione di bottiglie dell’infinita cantina; un bicchiere di latte della “Vacherie Modèle” dell’Hotel con mucche rigorosamente svizzere, una corsa sul primo ascensore idraulico della storia di Parigi, un ritratto in piena notte dal fotografo dell’hotel disponibile 24 ore su 24, un bagno termale.
Monsieur Bossel con le sue parole mi accompagna in questo viaggio nel tempo. Adesso ci troviamo nel Salone 36, è il 1871 James Gordon Bennet, proprietario del New York Herald affida a Sir Henry Marton reporter all’Herald Tribune la missione di ritrovare il Dott. Livingstone scomparso nelle foreste africane. E poi come in un tornado spazio-temporale passano fugacemente Victor Hugo, Bill Clinton, Emile Zola, Sherlock Holmes, Jodie Foster, Gustave Flaubert, Oscar Wilde, Alain Delon. Ritorno per un istante ai giorni nostri. Con la lentezza di chi si sta gustando una gioia infinita accediamo al Salon de L’Operà. È la sala più illustre della capitale decorata con statue preziose, decorazioni d’oro, marmi e specchi che si riflettono all’infinito. Evoca lo splendore de l’Opera Garnier che verrà eretta solo qualche anno più tardi proprio lì sotto gli occhi dell’hotel tra rue Auber e rue Halévy. Alta 14 metri può ospitare più di 700 persone. Proprio in questa sala un illustre quanto anonimo ospite del Grand Hotel dispose una serata di gala con tutto ciò che di meglio l’organizzazione potesse offrire: filarmonica, esibizioni di teatranti, balletti e pietanze ricercate. Il tutto per due persone. L’indomani l’anonimo cliente chiamò il direttore e ringraziandolo per il servizio disse: “Ho speso un po’, ma alla fine ha detto di Si!”. Ci allontaniamo dalla sala che ospitò i re e le regine di tutto il globo per dare un istante di pace ai 5 sensi. Accappatoio di spugna, ciabattine e dopo tutto questo trambusto emotivo ci rilassiamo nella I-SPA dell’hotel. Ci aspetta il letto fluttuante, l’installazione faro del centro. Il non plus ultra in materia di relax. Mani esperte ci massaggiano con alghe d’altura e applicazioni di fango marino del Mont Saint-Michel, un gommage al sale marino e poi veniamo delicatamente avvolti in una coperta d’acqua a 37 gradi. Come in un grembo materno, sì è immediatamente presi da una incomparabile sensazione di leggerezza e di distensione muscolare e celebrale. Ma non abbiamo ancora finito il nostro tour, una doccia e poi via al Club InterContinental. Questo spazio di lusso e di privilegio estremo è un vero hotel nell’hotel. Al loro arrivo, i clienti del club sono accolti senza passare dalla reception generale. A loro disposizione al quinto piano il salone VIP con vista esclusiva sui tetti di Parigi e sulle grandiose statue dell’Opera. E pensare che al suo esordio questo era l’alloggio della servitù! Qui gli ospiti “de marque” in base alle loro pause lavorative o di divertimento possono ordinare la colazione con i dolci creati dai designer più stravaganti dell’Exagone, bersi un coloratissimo cocktail o surfare in internet per scoprire cosa riserva la capitale.
E finalmente arriviamo al cuore dell’hotel, o meglio ad uno dei 470 cuori dell’InterContinental, la suite Royale. Entro con passo di danza quasi spaventato da tanta cura del dettaglio, affiche d’epoca, oggetti d’arte, tappeti preziosi, cesellature e tanta tanta luce. Mi muovo come un bimbo in negozio di giocattoli eccitato dalle mille attenzioni protagoniste di questi spazio. Orchidee, in ogni dove, preziose lenzuola di lino e un copriletto rosso damascato a far da cornice, scendiletto di una morbidezza inaudita e poi il bagno. Apro la porta, mi appoggio alla vasca d’epoca, centrale rispetto a tutta la stanza. Non è vero, non ci posso credere, apro le finestre e scorgo in bella vista l’ingresso nord dell’Opera. Chiudo gli occhi e provo ad immaginare la sensazione di un bagno tonificante in un giorno di primavera agli occhi della secolare casa dei balletti delle liriche francesi.
Monsieur Boissel capisce il mio stato d’animo e mi ricorda che dobbiamo ancora terminare la visita. Dall’hotel, allora, accediamo direttamente al Caffè de la Paix. Il cafè-restaurant mito di Parigi. Era il 25 agosto del 1944, qui, un giovane al volante di una jeep militare americana entrò in fretta e furia chiedendo al cuoco di preparargli ciò che di più rapido poteva fare. Con la stessa cura che erano abituati a riservare ai migliori clienti, il maitre consegnò un cesto in vimini con il veloce pasto frugale. Scoprirono in seguito di aver preparato il primo pasto del Generale Charles de Gaulle futuro primo presidente della V repubblica francese. Rientro in me, mi giro per guardare le decorazioni degli angioletti con il sigaro alla mano, per segnalare agli ospiti che quella era la sala fumatori e a due passi da me riconosco Jean-Paul Belmondo. Qualcosa del suo sguardo mi rivela che lui, come tutti gli altri ospiti, è di casa in questo surreale quanto concreto paradiso artigianale del lusso francese. Con la stessa naturalezza con cui era incominciata la mia visita, Boissel si congeda ringraziandomi per averlo ascoltato.

2, rue Scribe - 75009 Paris
T +39.1.40073232
legrand@ihg.com
www.paris.intercontinental.com

martedì 15 aprile 2008

easyjet... Hostess low-cost

Sabato 12 aprile ore 15,35 terminal 2B aeroporto Charles de Grulle. Inizia l’imbarco del volo Easyjet per Milano Malpensa terminal 2. L’aereo è in orario, non mi fanno storie per il bagaglio, riesco a sedermi nella prima fila in modo da poter allungare le gambe. Tutto perfetto! Partiamo puntuali alle 15 e 55 minuti, un sogno. L’aereo lascia la pista e da subito le due hostess sedute davanti a me iniziano a parlare ad alta voce, di fatti loro. L’aereo arriva in quota, le due hostess davanti a me continuano a rimanere sedute parlando… di fatti loro e della scuola che hanno appena terminato. Dopo un sollecito di una collega posizionata in coda le due “cameriere dell’aria” si alzano e subito vengono fermate da una ragazza che dall’evidenza sembra essere una hostess fuori servizio. Si aggiunge poi un’ulteriore collega dal fondo. Sono in totale tre hostess in servizio più una in borghese che però si adopera come le altre; maneggia l’attrezzatura con le cibarie e dispensa consigli e appunti alle tre che probabilmente dovranno sostenere a breve un esame.

Perché vi racconto questo? Perché da circa 2 anni sono un assiduo frequentatore di voli Milano Parigi e ritorno e in tutto questo tempo non ho mai trovato hostess tanto maleducate, irrispettose e inadeguate come queste ultime. Mi ero portato un libro per trascorrere in tutta tranquillità l’ora e dieci di volo immerso nella lettura ed invece il rumore e la caciara fatte da “’ste tizie” era tale da obbligarmi a mettere le cuffiette. Al momento della discesa dell’aereo una di loro ha anche avuto il coraggio di dirmi di toglierle perché era vietato. Ho risposto che lo avrei fatto se fossero state zitte! L’applauso dalle retrovie è partito scrosciante! Abbasso le hostess low-cost!

martedì 8 aprile 2008

Parigi segna il Calvario della Fiamma Olimpica


PARIGI – Ieri, 7 aprile 2008, la ville lumiere avrebbe dovuto celebrare il passaggio della fiamma olimpica. La torcia avrebbe dovuto attraversare un percorso di 28 chilometri, portata a turno da 80 tedofori e costeggiare i maggiori siti turistici parigini fino alla sede del Compitato olimpico francese, nei pressi dello stadio Charlety.
Si, certo ma questa volta con circa tremila poliziotti impegnati a proteggere il passaggio. Ciascun tedoforo di turno era protetto da un cordone ambulante lungo 200 metri e composto da 65 poliziotti in moto, 100 sui roller e altrettanti vigili del fuoco corridori. Ma perché tutto questo?
Gli uomini hanno la memoria corta e forse pochi, sicuramente nessuno dei manifestanti contro la fiamma olimpica ricorda chi e perché ha deciso di riorganizzare i primi giochi olimpici dell’era moderna. Allora ecco le origini della fiamma, simbolo dei giochi olimpici.

Era il 23 giugno 1894, ultimo giorno del congresso tenutosi presso l’università Sorbonne di Parigi. Giorno in cui per proposta del barone francese Pierre de Coubertin viene fondato il CIO, il comitato olimpico internazionale. De Coubertin voleva trovare un modo per avvicinare le nazioni, permettere ai giovani del mondo di confrontarsi in una competizione sportiva, piuttosto che in guerra. Ricordiamo che la Francia era uscita sconfitta dalla guerra franco prussiana. Per coloro quindi che non ricordassero la storia, i giochi olimpici nacquero come strumento per promuovere la pace e la comprensione tra i popoli. Spazio ideale in cui i giovani di tutto il mondo avrebbero potuto confrontarsi in una competizione sportiva leale, piuttosto che in guerra. Il congresso accolse con entusiasmo la proposta di De Coubertin, e stabilì che la I Olimpiade moderna si sarebbe svolta nel 1896 ad Atene, in Grecia, l'antica patria dei Giochi.
Se diamo quindi per buona questa tesi, anche solo per l’interpretazione storica arrivata ai giorni nostri dei giochi olimpici, l’ipotesi di boicottare con ogni mezzo una delle massime espressioni sportive (per manifestare in maniera aggressiva contro la Cina) significherebbe boicottare la pace e la comprensione trai popoli. Capite bene che
senza necessità di un’ulteriore riflessione questa ipotesi non può essere assunta come buona.
Sarà stata l’incapacità del Cio nel ricordare i principi base dei giochi, sarà forse la ricerca della notizia da parte dei media, sarà l’incapacità dei governi dei paesi coinvolti di parlarsi, sarà forse la cecità dei nostri cari amici cinesi -intimi partner nel commercio e nell’industria- o sarà tutto questo che ha contribuito a trasformare una giornata di festa in un simbolico calvario. Stiamo forse utilizzando o meglio strumentalizzando una manifestazione sportiva per condannare una nazione che ha comportamenti irrispettosi nei confronti dei diritti dei propri cittadini e del popolo tibetano? Questa ipotesi mi sembra più ragionevole anche perché così facendo ci laveremmo la coscienza senza ledere interessi e accordi economici con i neo business men di Mao.
Ecco quindi le tappe del calvario.
Alle 12,30 Stéphame Diagana, ex campione del mondo dei 400 m piani scende dal primo piano della Tour Eiffel e dà inizio alla nefasta gita olimpica. Un enorme dispendio di forze e di energie è stato messo sul campo dallo Stato Francese. 3000 poliziotti a protezione della fiamma. 3000 poliziotti per difendere a qualunque costo il simbolo della sportività, dell’impegno, della fatica, della solidarietà.
Trascorsi pochi minuti dalla partenza della fiamma, tre simpatizzanti di Reporter Senza Frontiere salgono a 70 metri d’altezza per appendere sulla Tour Eiffel una bandiera allo scopo di denunciare gli attentati ai diritti dell’uomo in Cina. Fermati e Arrestati !

Dopo circa 20 minuti la fiamma viene “messa in sicurezza” in uno dei bus messi a disposizione dall’organizzazione perché sul percorso ci sono troppi manifestanti pro-tibet e giustamente la polizia vuole evitare uno scontro diretto. Nel frattempo si verificano scontri tra gruppi di sostenitori cinesi e gruppi filotibetani, come li definisce il notiziario della principale rete della tv centrale cinese, Cctv1.
Durante tutto il percorso la polizia si è vista avvicendata ad evacuare gli innumerevoli sit-in che si formavano via via lungo il percorso del bus. Una fatica immane, un supplizio tanto che il sindaco di Parigi, Bertrand Delanoë, si vede costretto a cancellare tutte le iniziative legate all’Hotel de ville, sul quale tra l’altro verrà appeso uno stendardo con la scritta: “Parigi difende i diritti dell’uomo ovunque nel mondo”. Alle 17 il corteo olimpico sarebbe dovuto arrivare allo stadio Charléty, ma tutti, media compresi, ne hanno perso le tracce.
E cosa dire delle espressioni dei tedofori? Forse gli unici che hanno davvero compreso il profondo significato della fiamma. L’immagine della delusione. Chissà cosa avrà pensato il tennista Arnaud Di Pasquale accarezzandosi la pin “La Francia per un mondo migliore” quando ha dovuto salire sul bus per concludere il suo percorso… a fiaccola spenta. Chissà perché un giovane sportivo francese, che si è allenato per 4 anni secondo il codice olimpico Citius! Altius! Fortius dovrebbe rinunciare a tutto il suo impegno mentre dovrebbe continuare a portare la maglia della nazionale francese sponsorizzata Adidas? Forse che Adidas non produce le proprie magliette in quel della Cina? Chissà.

lunedì 7 aprile 2008

Una Gallina di Nome Carla. Maleducati!

La divisione di Eo Ipso, agenzia di comunicazione giornalistica, che si occupa della rassegna stampa per i propri clienti ha scovato la pubblicazione di questo nostro lancio d'agenzia su Carla Bruni. A pubblicare la notizia è una delle giornaliste de "La Stampa", Marinella Venegoni, in occasione della festa della donna dell'8 marzo. La collega giustamente fa notare come anche in Francia l'educazione e il rispetto per il prossimo non sia cosa di tutti.

venerdì 4 aprile 2008

La seduzione maschile? Non è più cosa dei francesi


Ecco uno dei lanci (semiseri) che ho realizzato per Eo Ipso, l'agenzia di comunicazione giornalistica per cui lavoro qui da Parigi.

Eo Ipso/mda/04/04/08 - ore 10
PARIGI - Alain Delon, Jean-Paul Belmondo, Christofe Lambert, Yves Montand, rappresentanti di quel fascino francese ormai scomparso o quasi nelle giovani leve? Uomini che hanno fatto della loro bellezza, della loro sicurezza della loro capacità di comunicare un'arma vincente di seduzione che ha fatto letteralmente impazzire le donne di tutto il mondo. Sicuramente, ormai questa è storia e la capacità di sedurre le donne non è più nel dna dei giovani francesi. Così i vertici di MTV France corrono in soccorso al sesso femminile dell'Exagone con un nuovo reality americano The Pick-Up Artist in onda tutti i giorni alle 12,35 e alle 18,05. Dato che i titoli in inglese sono banditi, la produzione francese ha pensato bene di intitolarlo «Les rois de la drague», i Re del cucco; o della seduzione, per essere più fini e comprensibili. Otto ragazzi vergini (così dicon loro) dai 20 anni in su che hanno seri problemi con le donne perché timidi, terrorizzati dal rifiuto, esageratamente intellettuali o semplicemente impacciati e poco interessanti. Ad aiutarli arriva lui, il gran maestro della seduzione americano, Mystery alias Erik von Markovik, classe '71, che con i fidi aiutanti Matador et J-Dog insegna loro il metodo per sedurre le donne. Dopo otto gironi di eliminazioni, alla fine ne rimarrà soltanto uno. Sarà anch'esso incoronato Re, e salirà nell'Olimpo della seduzione. Ai "mecs", i ragazzi francesi, il compito di imparare ed applicare le più avanzate tecniche americane per poter conquistare con charme le giovani filles, fanciulle, e riprendersi il meritato posto nella storia della seduzione.

martedì 1 aprile 2008

L'Alivi, ristorante corso a Parigi


Al 27 di Rue du Roi de Sicilie nel 4 arrondissement di Parigi si trova L’alivi, ristorante corso, intriso fin nelle viscere della propria tradizione culturale e gastronomica. Piatti tipici dei natali napoleonici caratterizzati da salumi, cinghiale, polenta, mirto e buon olio di oliva da cui appunto il ristorante trae il proprio nome.
L’ambiente è rustico con colori caldi e imponenti pareti in tufo. Grandi specchi riflettono le luci dei 16 tavolini e camerieri in nera livrea, a volte un po’ distratti, servono con gentilezza i piatti accompagnati dalla musica dei Filetta voix corser.
Abbiamo preso nell’ordine una Assiette de charcuterie corse artisanale tagliata un po’ troppo spessa, un civet de sanglier aux carottes e un saute de veau su di un piatto di tagliatelle. Entrambi molto insipidi. Peccato perché la qualità della carne di cinghiale e di vitello era notevole e molto magra. Abbiamo preso anche un calice di Niellucciu, il rosso della casa servito a giusta temperatura.
Seguono, dopo 35 minuti di attesa, una crème brulée agli aromi corsi e un moelleux al cioccolato a castagne troppo cotto.

Ecco i prezzi:
piatto di salumi misti corsi 15 euro
spezzatino di vitello e tagliatelle 18 euro
spezzatino di cinghiale e tagliatelle 22 euro
moelleux al cioccolato e castagne 8,50 euro
creme brulèe euro 8
calice di Niellucciu euro 5

totale 76,50 euro

dimenticavo: ambiente silenzioso e bagno pulito


27, rue du Roi de Sicilie
75004 Paris
T. 01.48 87 90 20
www.restaurant-alivi.com

Expo 2015: Milano -Azmir 85-65


Parigi – dopo 102 anni, Milano rinnoverà dal 1 Maggio al 31 Ottobre 2015 il suo appuntamento con l’Esposizione Internazionale. Ieri, lunedì 31 Marzo 2008 presso il Palazzo dei Congressi di Parigi, dopo la sessione di votazione plenaria, ripetuta due volte per problemi tecnici, Milano ha raccolto la maggioranza dei voti 86 su 152 paesi votanti appartenenti al Bureau International des Expositions (Bie). Buono anche se non sufficiente a vincere il risultato di Azmir, ex Smirne antica città della Turchia, che è riuscita a raccogliere l’appoggio di 65 delegati. "Questa è una grande vittoria di Milano e dell'Italia". Lo hanno ripetuto tutti, dal presidente del Consiglio Romano Prodi, ai ministri Massimo D'Alema e Emma Bonino, al governatore Roberto Formigoni e, ovviamente, al sindaco Letizia Moratti, che ha aggiunto: "in questo momento mi sento orgogliosa di essere una cittadina italiana". Un grande riconoscimento ai diplomatici italiani è arrivato da Massimo Dalema che ha riconosciuto l’alto valore delle relazione internazionali del nostro Paese. “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, questo l’ambizioso titolo che caratterizzerà l’Expo di Milano e che come dice Letizia Moratti “non può non coinvolgere i paesi africani e le donne di questi paesi anche grazie a progetti al micro-credito". “E’ stato voluto da tutti e tutti hanno contribuito affinché questo progetto si concretizzasse, dall’Amministrazione centrale, alla Regione, al Comune” così ha detto un Romano Prodi visivamente emozionato.