
Era lì, al 17 du rue Conseiller Collignon, fuori dal Consolat Général d’Italie a Parigi, in attesa che qualcuno aprisse a lei e alle socie del Dire, Donne italiane rete europea, il cancello per dare inizio alla presentazione del libro “Figlie dell’Islam”. Lei, abbronzantissima, super maquillé, stivale in camoscio nero tacco 12, gonna nera, chiodo testa di moro sul quale era appoggiato un cappotto cachemire blu e borsa Prada.
Si, lei è l’autrice del libro, Lilli Gruber, la nostra Lilli nazionale, giornalista e parlamentare europea. Spontaneamente mi sono chiesto come diverse centinaia di euro portati con tanta disinvoltura potessero relazionarsi con un argomento tanto delicato quanto lontano da quella ostentazione di benessere. La prima impressione non è stata certamente positiva. Somma a tutto questo la sua impazienza ad entrare in sala alimentata da un impacciato concierge ridicolizzato per aver dimenticato le chiavi del cancello e il gioco è fatto.
Mi sono messo in terza fila, sapendo di non essere trasparente e di non poter limitare le mie espressioni di disappunto nel caso avesse detto qualcosa di esageratamente antitetico rispetto al suo apparire.
Ed invece… ed invece devo dire che mi ha sorpreso. Mi ha spiazzato. Sarà la sua postura a tre quarti stile tiggì o sarà piuttosto l’ammirevole chiarezza con cui narrava la propria esperienza che mi ha convinto ancora una volta che siamo liberi di apparire come ci pare, senza che la sostanza ne risenta in alcun modo. Brava Lilli… peccato però che come la nostra Carla quasi ex-nazionale sia stata vittima del fascino francese.