venerdì 12 dicembre 2008

La Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo


Il 10 dicembre 1948 l’Assemblea generale delle Nazioni unite raccolta al Palais de Chaillot di Parigi adottò la risoluzione 217 A (III): la Déclaration Universelle des droits de l’homme. Votarono a favore 48 Stati dei 56 appartenenti. Gli otto astenuti furono: Sud Africa, Arabia saudita, Polonia, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Unione sovietica, Yemen e Honduras. Alcuni di questi stati non esistono più, si sono divisi. Forse che il “non aver firmato” possa avergli portato sf… (sfortuna)?
È soltanto un anniversario mi dico: il sessantesimo per l’esattezza. Sinceramente mi aspettavo un’attenzione in più da parte dei media. L’immagine all’inizio del post è stata presa da un manifesto appeso nella metropolitana parigina.
L’Italia come si è comportata? I giornali ne hanno parlato? I media hanno fatto informazione. Chissà quanti italiani conoscono i 30 articoli? No, non a memoria: questa sarebbe una tortura. Ma almeno i principi. Giusto per sapere se i nostri diritti sono rispettati: sul posto di lavoro come in università, nell’impegno politico come nelle nostre manifestazioni pubbliche di dissenso ai provvedimenti statali.
Senza la conoscenza si è ciechi: si accontenta solo chi ignora. Ma forse siamo troppo presi dalla crisi, dagli attacchi dei terroristi, dai furbetti del quartierino e da quella dannata poltrona da presidente della commissione Rai.

lunedì 24 novembre 2008

La "Caverne" degli chef a Parigi


L’eldorado di chef professionisti e partuculier –dicesi altrimenti principianti-.
Solo chi pratica la cucina come missione e la vive come prezioso momento di tranquillità può comprendere la bellezza di questa boutique: Le Dehillerin. A Parigi, da quasi duecento anni, è lo specialista del materiale da cucina. All’epoca in cui aprì -era il 1820- esisteva ancora l’Impero Ottomano, Vittorio Emanuele II e l’economista/filosofo Friedrich Engels avevano poche settimane di vita.
Torniamo alla nostra caverna di Alì Babà. Pensate ad un oggetto che possa esprimere la vostra creatività culinaria: qui c’è. Pentole, padelle e casseruole in rame, acciaio, alluminio e ghisa. Tortiere, stampi, coltelli, porcellane e bicchieri. Se amate ostriche, ormeaux –tartufo di mare- e lumache, ma avete seri problemi a manipolarle: qui troverete la soluzione ai vostri problemi. Prendetevi del tempo: considerate di passarci non meno di due ore.
Ah dimenticavo: si trova al 18/20 di rue Coquillière. Non vi potete sbagliare: gli esterni della boutique sono verdi con la grande scritta DEHILLERIN in oro. C’è anche una seconda sede al 51 di rue Jean-Jacques rousseau: entrambi nel centro di Parigi. Del resto 200 anni fa Parigi non aveva le dimensioni di oggi.

A Parigi il tempo cambia ogni ora


Ogni giorno il tempo cambia a Parigi tante volte quanto le ore di un orologio. Vi svegliate e fuori c’è il sole. Fate colazione e le nuvole si fanno fitte fitte. Vi lavate e fuori piove che è un piacere. Uscite di casa per andare dove dovete andare e il sole fa capolino. Un’incognita indecifrabile anche con la collaborazione del sempiterno vento. Chi cambia umore a seconda del tempo avrà di che divertirsi. Quindi se venite a Parigi non dimenticate impermeabile, cappello e ombrello. Meglio scarpe con la suola in gomma: vi eviterà la sgradevole sensazione dei piedi bagnati.

giovedì 20 novembre 2008

Vivere Parigi: una lezione di alta cucina al Ritz


(il primo -di tre piani- in cui è allestita la cucina del Ritz)


Impazzite per i vernissage e per la cucina? Siete innamorati di Parigi? Allora c’è un indirizzo che dovete assolutamente tenere a mente. 38 rue Cambon 75001 Paris: entrate, scendete al piano sotterraneo. L’arte applicata alla gastronomia si svelerà ai vostri occhi. È la cucina del Ritz e la sede della scuola d’Escoffier: fu lui a dare inizio alla nouvelle cuisine (vi racconterò la sua storia un’altra volta). Tre piani d'arte applicate all’accoglienza culinaria: attrezzature per panettieri e pasticcieri, sale per affumicare carni, salmoni e prosciutti. E poi… Un piano con ottanta postazioni artistiche per la felicità dei nostri occhi e dei nostri palati. Tanti infatti sono i cuochi che lavorano per i ristoranti del Ritz. Casseruole in rame e inox, cocotte, sbattitori, griglie, taglieri in massello, spatole, setacci, formine, coltelli. Se venite a Parigi con l’obiettivo di vivere la storia della Ville Lumière allora dovete trascorrere qualche ora in questa sala. Un'ora per provare sulla vostra pelle l’emozione di preparare una pietanza monitorati da un grande cuoco: Pause Ritz Dejeuner. Passare un giovedì sera cucinando il piatto francese che più vi incuriosisce: Autour de. Trascorrere un sabato mattina per definire e sperimentare il cenone di Natale: Samedi du Ritz. Con poche decine di euro tornerete a casa portando con voi un petit morceau –boccone- di Parigi.

martedì 18 novembre 2008

A Parigi: il feudo gastronomico di Constant

(a sinistra lo chef Christian Constant con la sua équipe)

Ditemi che cucina amate e vi dirò in quale dei quattro ristoranti dello chef Constant andare. Christian ha creato un vero e proprio feudo nel settimo arrondissement di Parigi. I suoi locali si trovano al n°135,131,137,139 di rue Saint Dominique. Li visitiamo seguendo i consigli dello stesso cuoco. Iniziamo da Le Violon d’Ingres (n°135). È una brasserie di gran lusso con una grande vetrata per dar modo agli ospiti di osservare la ritualità dei gesti del maestro e dei suoi musici. Qui, in Francia, è denominato restaurant gastronomique: questo certifica la qualità, la creatività e il costo –elevato- delle proposte.
Poco prima, al 131, si trova Fables de la Fontane, il ristorante di pesce e cruditées del patrimonio Costant. L’arte di elaborare i piatti è affidata ai due giovani chef, Sebastian Gravé e David Bottreau: figli di cucina dell’austero Cristian. Solo 22 coperti per uno spazio intimo e d’atmosfera fanno di Fables de la Fontaine un luogo molto frequentato. Prezzo medio 45 euro. Ma potrete sopportare meglio la coda –in tutti i giorni della settimana- con una coppa di champagne e qualche ostrica.
Se proprio avete premura allora l’indirizzo giusto è al 137. Qui troverete Les Cocottes: uno spazio urbano in cui la velocità del servizio abbinata a piatti di forte contenuto gastronomico permettono ai consacrati del lavoro di poter gustare dei piatti succulenti in tempi molto ristretti. Nessuna prenotazione, qui si può mangiare a qualsiasi ora per consumare i freschi prodotti dei mercati. Onnipresenti a Parigi. Prezzi medio da 15 a 30 euro. Spesso si ha voglia di uscire la sera, magari dopocena. Ma dove andare? Il Cafe Constant è un ottimo compromesso: per chi vuole grignoter (sgranocchiare) qualche piccola delizia o fumarsi un sigaro in santa pace. Bersi un buon bicchiere di vino o gustarsi l’ultimo caffè della giornata. Quattro locali dallo spirito tipico parigino. Fantastique!

lunedì 17 novembre 2008

Olivier Roellinger rinuncia alle 3 stelle Michelin


Terra di Bretagna: regione nel nord-ovest della Francia, un vasto promontorio che si spinge verso la Manica tuffandosi nell’oceano Atlantico. Un antico stato indipendente: qui è nato, è cresciuto e delizierà i palati -ancora per qualche settimana- lo chef Olivier Roellinger. 53 anni di passione per la cucina passati a viaggiare e a cucinare. La maniacale ricerca di nuove spezie da poter abbinare ai prodotti del suo oceano gli hanno valso –negli anni- le tre stelle della guida Michelin. La prima è arrivata nel 1984, a due anni dall’apertura della maison familiare de Bricourt. Nel 1988 arriva la seconda. 2006: sono passati diciotto anni prima di ottenere la terza. L’effetto Michelin è dirompente sul quotidiano menage di un ristorante e del suo capo cuoco: le banche ti stendono il tappeto rosso, le aziende alimentari si offrono per dare il tuo nome ad un nuovo prodotto, i concessionari ti mandano in prova gli ultimi modelli di SUV, i clienti affluiscono come formiche e i giornalisti ti inseriscono nelle classifiche dei ristoranti più trendy del momento.
In attesa del più alto riconoscimento gastronomico Olievier Roellinger apre nella sua Bretagna un piccolo universo gourmand: la panetteria “Grain de Vanille”, la scuola di cucina “La cuisine corsare” e una drogheria “Entrepot et épices”. L’operosità dello chef di Cancale ha dà i suoi frutti anche nell’ospitalità: capanne sull’oceano, camere con vista sui parchi d'ostriche e un chateau degli anni ’20 con veduta su Mont Saint Michel.
Ma pochi giorni fa –esattamente il 5 Novembre-, lo chef viaggiatore ha rinunciato alle sue stelle. Si è presentato da Jean-Luc Naret, il direttore della guida rossa, lo ha ringraziato per le tre stelle e infine ha spiegato il motivo della folle auto-privazione: la sua condizione fisica. Non non è più capace di sostenere due servizi al giorno. Finirà di cucinare per la –sua- maison Bricourt il 15 dicembre. Ma da febbraio 2009 Olivier e Jane, la moglie, riprenderanno l’attività al “Le Coquillage”: il ristorante di loro proprietà creato all’interno del Chateau Richeux presso il villaggio Saint-Mélor. Un nuovo cammino si sta prefigurando per l’accademico della cucina: forse più vicino al suo modo d’essere, più conviviale e umano.

martedì 11 novembre 2008

Le tempeste di Parigi


(Conciergerie di Parigi - foto di Louis-Thibaud Chambon)

Parigi ore 18.06- Una mail del comune di Parigi mi avvisa che a partire dalle otto di sera fino a notte inoltrata tutta l’Ile-de-France è in allerta. Si attendono venti fino a 110 km orari e forti tempeste. Il sindaco chiede a tutti di essere prudenti: limitare gli spostamenti, prestare attenzione agli oggetti trasportati dal vento, ritirare piante e fiori dai balconi e dalle finestre. Non ho in programma di uscire e le mie piantine sono posizionate all’interno del balcone che dà sul parco Buttes Chaumont. “Che premuroso questo sindaco di Parigi” ho pensato. Arrivano le otto di sera, stavo preparando il risotto alle arance e carote. Si è alzato il vento, ha incominciato a piovere, ma tutto nella norma. È finito lo speciale Porta a Porta su Christian De Sica: è circa l’una di notte. Vado a letto. Scoppia il finimondo. Il vento è fortissimo e s’infila nel camino. Una pioggia tropicale s’infrange sui vetri. Un rumore così insistente che a fatica prendo sonno. È l’alba, il cielo è terso. Passano poche ore. Grandi nuvole nere appaiono sulla Rive Gauche. È ancora tutto nero. Parigi si prepara alla nuova tempesta. Così tutti i giorni.


giovedì 6 novembre 2008

Gli antipatici Champs-Elysées


69/100 (69 centesimi) questo è il voto che si merita Parigi o meglio: gli Champs-Elysées. La società di ricerche Présence ha infatti testato le 16 più belle vie commerciali del mondo. Parigi è arrivata ultima. Pulizia, ordine, chiarezza, accoglienza nel magazzino: sono molti i criteri che hanno determinato questo brutto risultato. Personale che non si interessa ai clienti e che non si scusa in seguito a lunghe attese. Commessi che litigano tra di loro; clienti importunati da mendicanti; scarse indicazioni sul quartiere: questi i risulti dell’inchiesta effettuata in cinquecento insegne dell’arteria parigina. Luogo che attira ogni giorno dai 300mila ai 800mila visitatori. Volete sapere chi ha vinto la gara? Rodeo Drive a Beverly Hills (84/100), Calle Serrano a Madrid (81/100), Bagdat Avenue a Istanbul (79/100). L’italia? n.n.

mercoledì 5 novembre 2008

L'incomprensibile FIAC di Parigi

(la Demi-poupée, 1972 di Hans Bellmer. Scultura in legno dipinto, 120x40 cm)

Parigi Grand Palais. Dal 23 al 26 di ottobre si è svolta presso il Grand Palais di Parigi la fiera internazionale d’arte contemporanea (FIAC). Domenica mattina ore 9,50. Una fila chilometrica attendeva pazientemente l’apertura del museo commerciale che tanto ha fatto arrabbiare il quotidiano Le Monde: la pagina della cultura ha apertamente criticato le scelte della direzione artistica per aver preferito giovani artisti ai più sicuri vecchi della contemporaneità.
A questo proposito cito un’intervista del 1970 di Bruno Munari: uno dei più famosi architetti e creativi italiani del 900.

“Come mai la nostra epoca dà simili opere d’arte?
Una scatola trasparente piena di dentiere usate.
Un manichino da vetrina verniciato di bianco.
Una macchina che disegna scarabocchi.
Un quadro fatto rovesciando il colore a caso.
Un tubetto di dentifricio grande dodici metri.
Un particolare di un fumetto ingrandito…
Non sarà per caso lo specchio della nostra società?
dove gli incompetenti stanno al posto di comando, dove l’imbroglio è normale, dove i rapporti umani sono falsi e dove la corruzione è regola.”

Mi sono posto la medesima questione passeggiando sotto le surreali arcate del Grand Palais. Mi ha lasciato basito “La demi-poupée” di Hans Bellmer, interdetto il “phol” di Gyan Panchal, annichilito il “Nord” di Vincent Beaurin oppure la “Foot Rest2” di Anthea Hamilton. Qual è la chiave di lettura di queste opere? Che significato hanno? Quale emozione dovrebbero far vibrare?

lunedì 27 ottobre 2008

A PARIGI VIAGGIATE LEGGERI


Viaggiate leggeri: questo è l’unico dictat per chi vuole visitare la città di Vitor Hugo. Parigi è la città a dimensione di turista: l’ufficio del turismo –al 5 di rue des Pyramides- è estremamente attivo per fornire notizie e proporre soluzioni di ogni tipo. A patto che viaggiate leggeri. Perché? La città è piena zeppa di scalini: non esistono praticamente scale mobili in metropolitana e moltissimi palazzi –soprattutto quelli Haussmaniani- non hanno gli ascensori. Anche se lo stile è nato in Francia sappiate che la maggioranza dei francesi non segue la moda o comunque non quella presentata dalle riviste. Davvero, non sto scherzando. Quante belle signore di una certa età ho visto con valigie pesantissime arrancare sulle infinite scale della Ville. Attenzione: nessun parigino vi darà una mano. Scordatevelo! Quindi non preoccupatevi troppo del vostro look e preferite la comodità all’apparenza. Avrete sempre tempo di sfoggiare il vostro ultimo Valentino. Portate al massimo un cambio al giorno: maledirete ogni capo in più che porterete. Siatene certe/i

venerdì 17 ottobre 2008

Crisi finanziaria: la nouvelle révolution américaine

(vignetta apparsa sulla prima pagina di LeMonde del 16 Ottobre 2008)

Le Monde di giovedì 16 ottobre titola in prima pagina: “Crisi finanziaria: la nuova rivoluzione americana”. L’articolo è corredato da questa quanto mai indicata vignetta: da una parte un carro armato russo ai piedi di un traballante muro di Berlino che ospita gruppi di persone –vestite- festanti. Dall’altra un probabile banchiere americano (lo si intuisce dal cappello) ai piedi di un sconquassato indice borsistico su cui giacciono borghesi figure rimaste a nudo. Si capisce che sono borghesi dall’utilizzo stereotipato del sigaro.
Il premio Nobel dell’economia Paul Krugman, sostiene che gli americani non si avvicineranno a Karl Marx, ma riscopriranno i dettami di Franklin Delano Roosevelt di 75 anni addietro.
Azioni che intraprese per traghettare l’America fuori dalla Grande Depressione.

mercoledì 15 ottobre 2008

(immagine notturna La Samaritaine - photo di iml22)

Destino incerto per La Samaritane, il grande magazzino parigino chiuso il 15 giugno 2005 per problemi di sicurezza. La giunta parigina ha infatti rigettato il nuovo piano di sviluppo presentato da LVMH: 25 mila metri quadrati di commercio, altrettanti di uffici extra lusso –accipicchia saranno quelli con la veduta migliore- un hotel di prestigio da 14 mila metri quadrati e 2 mila metri di alloggi sociali. Certo questi ultimi non sono proprio in sintonia con il resto del progetto, ma qui a Parigi è facile trovare appartamenti popolari nei quartieri più chic. Le agenzie immobiliari dicono che vengono costruiti per i politici. Dove ho già sentito questa storia?
Torniamo a noi: La Samaritane è stato il magazzino più grande di Parigi, ben 48 mila metri quadrati. L’idea del gruppo francese del lusso non è però conforme ai dettami del PLU (Plan Local d’Urbanisme, corrisponde al nostro piano regolatore) adottato dal consiglio di Parigi nel giugno del 2006. I dirigenti del comune attraverso un comunicato stampa hanno richiesto una dimostrazione plausibile per decretare il cambio di destinazione di uno dei quartieri più appetibili –dal punto di vista immobiliare- della città di Delanöe (il sindaco più glamour di Francia).
Intanto LVMH fa sapere che il nuovo complesso, pronto per il 2013, assumerà 2400 addetti contro i 725 impiegati prima della chiusura. Questo edificio del 1869 è però soggetto alla regolamentazione dei monumenti storici e tutto ciò complica ancor più le cose. Ma ecco il terzo incomodo: la CGT (Confédération Général du Travail, uno dei tre sindacati della Samaritaine). Quest’ultimo dice di aver già denunciato a giugno un progetto orientato all’ultra lusso che avrebbe permesso al gruppo proprietario di Le Tribune –quotidiano economico francese- di superare certe disposizioni del PLU e realizzare, grazie al consenso del comune, il favoloso progetto immobiliare. Certo, questo ultimo comunicato del comitato per la gestione dell’affare Samaritane cambia tutto. Chissà come finirà?

venerdì 10 ottobre 2008

Tutte le sigle del mondo


I francesi siglano tutto e non spiegano mai il significati. Sigle in ogni dove. Comprendere un articolo di un qualsiasi quotidiano transalpino è davvero complicato: i giornalisti danno tutto per scontato. Ma non bastava la stampa, da qualche mese anche la più famosa M a stelle e strisce ha lanciato un nuovo hambuger: CBO. Vuol dire: Chicken, Bacon, Oignons. Pollo, pancetta e cipolla per chi non mastica bene l’inglese. SFQF: sono folli questi francesi

mercoledì 17 settembre 2008

Il Café de la Paix mette gli occhiali


Sotto il cappello di Paris Capitale de la Création (Parigi Capitale della Creazione), progetto che riunisce in una trentina di Happening a cadenza annuale i professionisti della moda e dell’arredamento, Frank Boclet (nella foto), direttore artistico di Ungano Uomo ha dato forma, almeno nell'idea, al suo primo dessert. Battezzato Lunettes Noires (Occhiali neri), il dessert si ispira ai mitici occhiali d’aviatore Ray Ban, feticcio dello stesso stilista che si dichiara appassionato collezionista degli emblematici accessori dell’universo delle rock-star holliwoodiane. Due lenti di mousse al cioccolato nero Santo Domingo su una mousse di menta verde con base di biscotto al cioccolato. La passione dello stilista per gli After Eight è stata sapientemente racchiusa in questo dessert da Laurent Delarbre, chef del Café de la Paix e dal suo chef-pâtissier Guillaume Caron. I più golosi potranno però saziare la propria curiosità fino al 15 di gennaio.

Café de la Paix, Place de l’Opéra, Parigi IXème
Tel: 01 40 07 36 36 Pasticceria Lunettes Noires
in edizione limitata fino al 15 Gennaio 2009.
Costo 15 euro

lunedì 1 settembre 2008

Cinquanta milioni di pasti: Le Bouillon Chartier



Una corte lunga e stretta percorsa da due lunghi tappeti rossi quasi ad evidenziare l’importanza delle persone che prima o poi passeranno (questo è un postulato), una corda dorata per separare l’ingresso dall’uscita, una piccola insegna molto luminosa che copre una seconda insegna molto più datata; un cartello che gentilmente chiede alle persone in sosta di tenere un tono della voce moderato: così si presenta agli osservatori il dehors del Ristorante Charter o meglio del Bouillon Chartier: il nome del ristorante deriva dal brodo di carne e verdure che si consumava, agli inizi, sullo stesso bancone. Al tempo era probabilmente considerato il prodromo del pasto veloce che ha conquistato le nostre abitudini alimentari del pranzo. Aperto nel 1896 dai due fratelli Chartier ha saputo attraversare 3 secoli cambiando solo 4 proprietari rimanendo intatto così com’era. Prima delle otto non c’è coda, certo, escludendo i fine settimana. All’ingresso un uomo non molto alto, dalla corporatura bretone e ben vestito (forse era il caso di mettere la cravatta) ti affida alle cure di un cameriere in rondin: camicia bianca, papillon, gilet nero a sei tasche, lungo grembiule bianco e una spilla con un numero. Ci sono giovanotti in cravatta con la propria femme, signorotti dall’aspetto meno formale con i nipotini, gruppi di turisti asiatici con traduttore digitale alla mano. In questo ristorante formalismo e relax convivono come micromondi complementari. Un compendio delle stile retrò: pavimento in cemento verniciato, tovaglie a quadretti bianchi e rossi su tavoli di marmo e gambe in ferro battuto, scaffalature in tubi d'ottone per appoggiare abiti e acquisti, affiche d’epoca, dipinti bucolici, grandi vetrate a quadrettoni, soffitto altissimo fatto d’un immenso solario opaco da cui scendono decine di pale per muovere l’aria. Osservando imbambolato le decorazioni non posso fare a meno di stupirmi davanti al logo del ristorante: due C maiuscole riflesse e incrociate. Si, proprio come il logo di Chanel. Ma il ristorante è stato aperto tredici anni prima dell’iniziativa imprenditoriale di Gabrielle Bonheur Chanel, detta Coco dai suoi amici. Chissà come stanno le cose. Sentirò l’addetto stampa della maison per avere spiegazioni in merito!
Mentre osservo tutta questa meraviglia, mi accomodo al fianco di due ragazze coreane. Curiose di capire cosa le aspetta, tradurranno tutto il menù. Inizieranno ad ordinare quando io avrò terminato da una buona mezzora. Il servizio è rapidissimo: leggi il menù rosso della giornata, ordini i piatti che più ti ispirano (oppure ti affidi alla scelta quotidiana dello chef a 19 euro), il cameriere scrive l’ordine sulla tovaglia (è di carta!) e attendi non più di 6 o 7 minuti. Ordini il caffè, qui non è male, e poi chiedi il conto. Il cameriere si avvicina, scrive al fianco delle portate il relativo costo, effettua tutte le addizioni del caso (sempre sulla tovaglia) e voilà il conto è pronto. Si può pagare con la carta di credito. A costo di sembrare banale, qualunquista e mediocre nel raccontare lo spirito di questo locale mi sento di dire che al Bouillon Chartier entri da turista ed esci parigino. Dimenticavo, prendete le Cotes d'agneau grillees frites a 10,80 euro. Io non le ho provate ma l’aspetto era super.

Bouillon Chartier, Restaurant depuis 1896
7 rue du Faubourg Montmartre
75009 Paris
T 01.47.70.86.29
Servizio continuo dalle 11,30h alle 22h
www.restaurant-chartier.com

domenica 24 agosto 2008

Putes e French Gigolo a Parigi


La Parigi degli Champs Elysées, la Parigi della Tour Eiffel, la Parigi del Ritz e quella del Centre Pompidou. Chic, conservatrice, borghese, ordinata, che vota la destra ma è di sinistra; tutta paillettes e champagne. Chi mai penserebbe alla Parigi delle ”putes” di Rue Saint-Denis e dei “french gigolo” della fermata Strasbourg Saint-Denis? Lontano dall’essere perbenista e moralista, adoro i vibranti aforismi dei latini a sfondo sessuale, è davvero etonnant che i nostri cugini d’oltralpe sempre così caché, mostrino a tranquille famiglie di turisti americani, tedeschi, spagnoli ed italiani (dati del centro congressi e turismo di Parigi) le proprie “bellezze nostrane”. Dall’aspetto francese (forse più per abitudine che per nascita), età abbondantemente superiore ai quaranta (direi anche sopra ai 50), abiti attillati per evidenziare le mille rotondità che l’età porta con sé, decoltè prosperosi strozzati da bustini maculati, maquillage teatrale, abbronzatura da invida, unghie da vere leonesse. Direi comunque estremamente discrete nei gesti e nelle movenze.
Evitate, però, di estrarre la macchina fotografica in loro vicinanza: sono pur sempre delle rispettabili signore che pagano le tasse; potrebbero scorticarvi vivi. E soprattutto sono più grandi di voi. Quindi ci vuole rispetto. Ma Parigi non è città tentatrice solo per i maschietti. Anche le femminucce hanno di che soddisfare i bollenti spiriti. Prendete una di queste tre linee della metropolitana: la rossa 4, la violetta 8 o la verde acida 9 e fermatevi a Strasbourg Saint-Denis. Scendendo dal vagone una compagine scomposta di ragazzetti e ragazzotti black vi porgerà la propria carte sussurrandovi: “Essayez un vrai homme”. Ovviamente sul bigliettino da visita troverete un numero di telefono con la pubblicità di fantomatici locali notturni: adescare cieche donne insoddisfatte, di qualunque nazionalità siano, è reato anche in Francia. Scordatevi comunque di incontrare l’American Gigolo francofono o i ballerini black tutto muscoli e olio di mandorle dei locali alla moda parigini. Questi non hanno il becco di un quattrino, sono vestiti in maniera pessima e da come hanno abbordato alcune amiche stanno alla preistoria dello charme francese. Però, si sa che per il servizio che offrono le competenze e le capacità devono essere altre. Il costo? Quanta curiosità! Ho letto su internet che i prezzi partono da 40 euro per le putes. Nessuna info per i black gigolo. Se foste interessate, sapete dove andare!

giovedì 21 agosto 2008

Le anticipazioni autunnali di Parigi


A poche ore dal rientro dalle ferie estive trascorse tra la Valtellina e la Riviera di Ponente azzardo un tour tra le boutiques del 2° arrondissement di Parigi alla ricerca delle nuove tendenze moda dell’autunno.
Si parte dall’Opera Garnier chez Lanvin, casa di borse francese, ma in bellavista troviamo ancora la collezione stiva. Degna di nota è però la pubblicità retrò che funge da allestimento alla vetrina: una rievocazione delle affiche di Razzia e Villemot che resero famosi marchi e città turistiche francesi.
Breve sosta pranzo chez Koba, un piccolissimo ristorante giapponese al 7 di Rue de la Michodiere. Spesso qui si incontrano stilisti e gente della finanza. Dopo un classicissimo sushi e del the al gelsomino si parte all’assalto delle Galeries Lafayette. All’ingresso dell’immenso polo delle moda europeo di Boulevard Haussmann angolo Rue de Mogador troviamo un grande spazio dedicato alle ombrelle di ogni forma colore e funzione. Ne ho provata una con la quale si può giocare anche a golf. Credo che anche la direzione dei magazzini di Mohamed Al-Fayed si sia rassegnata alla fine anticipata dell’estate parigina. Saliamo al piano dei creatori ma… sorpresa, gran parte degli spazi a loro dedicati sono in pieno rifacimento. Per adesso possiamo accontentarci di Dolce & Gabbana, Versace, Ferré, Gucci, Bottega Veneta e pochi altri marchi francesi. Sembra quasi di passeggiare in via Monte Napoleone ma con molti meno turisti. Difficile, praticamente impossibile delineare le nuove tendenze dell’autunno. I grigi, i neri, gli arancioni, i maculati? In pochissimi metri quadrati ho visto tutti i colori della tavolozza che il buon Dio può mettere a disposizione. Molti si copiano, pochi emozionano. Sembra quasi che anche la moda di questo autunno si sia fatta persuadere dall'idea della recessione, dalla paura dell’osare, dalle ristrettezze economiche che sicuramente non fanno capo a chi si può permettere un abito di Versace a più di quattromila euro. I direttori marketing delle casate dovrebbero sapere che la loro clientela non è in target con la crisi economica.
Speriamo che presto Les Galeries possano tornare a regime e mostrarci tutto lo scibile della moda e a quel punto potremo davvero dire se il glamour ha ceduto il posto alla paura.
Uscito con l’amaro in bocca mi dirigo direzione Place Vendome per ammirare le vetrine e le commesse di Rue Faubourg Saint-Honoré. La stanchezza mi assale veloce comeil morso di un sarpente (sarà forse quello di Cavalli) e riesco ad arrivare fino all’ambasciata inglese. Peccato che nel fuori borgo dei creatori ci siano molte più insegne italiane che francesi. A passo lento arrivo fino alla Rue Saint-Honoré, se volete la sorellastra del patinato Faubour. Ma anche qui Goyard, il malletier più elegante di Parigi sta rifacendo le vetrine. Nell’attesa fuori dal negozio un set di grandi valige policrome da viaggio come si usava una volta. Tre negozi su cinque hanno le saracinesche abbassate e degli altri la metà ha ancora il campionario estivo. Pronti al via è però la boutique Paule Ka con la nuova collezione. Tra i neri, i bianchi e i coralli svetta un abitino nero e grigio con un bellissimo fiocco rosso a poco più di seicento euro. Esiste anche la variante con fiocco blu di prussia. Fa molto cattiva ragazza-per bene ma tra i tanti modelli visti in poco più di tre ore di shopping attivo è decisamente il più emozionante. Già dallo scorso anno le fashion-casate si ostinano a proporre abiti in paillettes. Ne ho visti una infinità sui manichini sia nella scorsa stagione sia in quella che si sta aprendo. Peccato non ne abbia mai visto uno indossato. Ma è sempre Paule Ka che presenta l’abitino in paillettes meno cafone che abbia mai visto. Il segreto è il differente diametro delle paillettes e soprattutto il loro effetto satinato. Rue Saint-Honoré dona agli attenti visitatori dei pezzi estremamente pregevoli come le pochette Champagne Vip di Barbara Rihl in alligatore verniciato argento e un delizioso paio di stivali in raso color perla con nastri rosa e punta in cuoio Brisbane Church’s, uno dei modelli più conosciuti della nota marca inglese di calzature.
Volendo fare un resoconto del mio primo pomeriggio passato a raccogliere le idee poco chiare degli stilisti per la stagione autunno inverno 2008-2009 direi con quasi totale sicurezza che i colori più papabili sono: blue di prussia, rosso corallo, nero e grigio. Ma tutti sanno, stilisti compresi, che la tendenza la fanno i consumatori. Dipenderà quindi tutto dal loro umore e da quello dei redattori di moda.

Strane Visioni a Parigi


Rue Saint-Honoré angolo Rue Saint-Roch. Percorro a volte questa strada di ritorno dal Ritz o dal Westin Hotel dopo aver visto qualche sfilata o incontrato qualche cliente. No, non è un vanto classista è semplicemente lavoro. Dunque, mi trovavo sulla Rue Saint-Honoré, la prosecuzione della Rue du Faubourg Saint-Honoré (formicaio di boutique di creatori e facoltosi signori in Rolls-Royce) ed incrociando con lo sguardo il cartello della Rue Saint-Roch scorgo la ruota panoramica. “Strano” dissi, “non me ne ero mai accorto. Non si smette proprio mai di scoprire nuovi scorci di Parigi” pensai. In effetti qualcosa non andava. La ruota panoramica fin dalla sua creazione ha vegliato il traffico rumoroso e la grandiosa architettura di Place de la Concorde da cui partono gli Champs Elisée per terminare ai piedi dell’Arc de Trionphe. Siamo ad almeno settecento metri di distanza dalla posizione normale. Ma quest’anno in occasione della parata militare del 14 Luglio, data della presa della Bastiglia, l’Eliseo ha pensato di togliere questa ingombrante attrattiva per turisti e parigini in cerca di poesia e posizionare il palco dei Capi di Stato, vicini alla Francia o meglio a Sarkozy, compreso il presidente siriano Bashar al Assad considerato non più amico dei francesi dal 2006. Al defilé militare, infatti, era assente il sempre presente Jacques Chirac in palese protesta verso il Governo Siriano considerato complice dell’assassinio del vecchio primo ministro libanese Rafic Hariri, amico di Chirac. Ancora alla fine di Agosto, la ruota panoramica è posizionata all’inizio della Terrasse des Feuillants sul lato del Jardin des Tuileries che costeggia Rue de Rivoli.
Chissà a quale altra esigenza politica si dovrà piegare la ruota che svela lo skyline della Ville Lumiere?

mercoledì 20 agosto 2008

È finita l’estate… Viva l’autunno



Sono appena rientrato da Ceriale, una piccola cittadina nota più per la vicinanza ad Alassio e a Loano che per meriti turistici. Pochissimi alberghi, nessuno stellato; nessun approdo per barche; nessun locale divertente. Abbiamo molti amici a Ceriale e questo ci basta. Sono passato dai 30° della spiaggia dei fratelli “I taglia” ai 23° del Parco Buttes Chaumont di Parigi.
Anche se fino a domani, 21 agosto, Parigi avrà la sua spiaggia, qui ormai l’estate ha fatto le valige. Da due giorni un autunno precoce bussa alla porta. La pioggia, trascinata dal vento che qui a Parigi risiede tutto l’anno, entra dalle finestre lasciate aperte con la speranza che il sole faccia prima o poi capolino. È già ora di ombrelle, impermeabili, spolverini e trench. Qualcuno azzarda ancora una maglietta e dei pantaloncini corti: tosse, mal di gola e febbriciattole ordinano subito altri costumi. Nei ricordi entrano a far parte gli aperò nelle terrasse, i pic-nic nei jardins e nei parchi. Il desiderio si declina in grandi tazze di caffè e the in bistrot di boiserie dai colori caldi e accoglienti accompagnati dalle avventure estive degli amici o dalla lettura di un bel libro rilegato. Parigi è sempre più avanti di tutte le altre città… anche nelle stagioni.

venerdì 4 luglio 2008

Paris vous sourit (contro ogni luogo comune)


PARIGI – certi clichè sono duri a morire, certe idee sono particolarmente tenaci. Certo, Parigi è una città magnifica, e la melodia del suo nome desta ai più emozioni adolescenziali, ma numerose sono le critiche che i turisti le indirizzano. Poco accogliente, sporca, abitata da parigini antipatici e altezzosi. Diversi studi effettuati dagli stessi organi del turismo parigino, e da società indipendenti (TripAdvisor, FastBooking, Sélection du Reader’s Digest) dicono il contrario. A sostenere questa tesi dati alla mano Jean-Claude e Paul Roll rispettivamente presidente e direttore generale dell’ufficio del turismo e dei congressi di Parigi che ieri 3 luglio hanno presentato il progetto “Paris vous sourit” (Parigi vi sorride).
Il sorriso sarà il live motiv che accompagnerà dal 5 al 14 luglio la festa del turismo a Parigi. Una settimana intera dedicata agli scambi tra Parigini e Visitatori perché “il turismo è innanzitutto incontro, è la curiosità e il desiderio di scoprire differenti realtà”. Queste le parole di Jean-Bernard Bros assessore al turismo e ai nuovi media della città di Parigi. Sei i Punti Sorriso dislocati nella Ville lumiere che accoglieranno e aiuteranno i turisti a impossessarsi della città: Place Trocadero, Place de la Madeleine, Place Sorbonne, Place des Abbesses, Champs-Elysées e Palais Royal (place Colette).

Grazie a Pentax, tra gli sponsor ufficiali della manifestazione, sotto ciascuna tenda e durante tutta la settimana un fotografo immortalerà i sorrisi di tutti i turisti che potranno scaricare la propria immagine comodamente da casa al seguente indiretto internet www.parisinfo.com/parisvoussourit.

A piedi, in bus, in mongolfiera, con la 2CV, in treno o in battello, tanti i modi per scoprire la città.
La Chasse aux trésors (caccia al tesoro) del 5 luglio darà il via alle tantissime iniziative che gli ambasciatori del turismo parigino hanno organizzato fino ai festeggiamenti del 14 luglio, data storica della presa della Bastiglia: riduzioni negli hotel, offerte speciali nei grandi magazzini, degustazioni di vini, balli a tema, visite guidate, e tanto altro. In contemporanea lo Stade de France si trasformerà in una imparagonabile discoteca all’aperto con i DJ più famosi del palcoscenico musicale. Lunedì 7 alle ore 9,30 davanti all’Arc de Trionphe 300 turisti e cittadini disposti a modo di un sorriso verranno immortalati dall’alto per lanciare il messaggio: “Parigi vi sorride”. Il museo Carnevalet propone “Les Parisiennes de Kiraz”, prima retrospettiva del dell’illustratore franco egiziano Kiraz che ha reso celebre lo stile delle donna parigina. Gli amanti della musica e del ballo potranno godersi il Paris jazz festival, tra gli ospiti ci sarà anche Dianne Reeves, e la Nuite Espagnole con serate dedicate fino al 31 agosto al flamenco e alla cultura popolare spagnola. L’Hotel de ville trasformerà il suo sagrato in un grande Jardin éphémère, con uno stagno, e tante collinette verdi di piante rare. Le piazze, i parchi, i giardini della regione parigina si animeranno con danze, concerti e attività circensi grazie al Festival Paris quartier d’été. Schermi giganti animeranno il Parc de la Villette con la proiezione dei grandi classici del cinema. Il 13 e il 14 luglio i pompieri di Parigi apriranno le porte delle caserme per offrire aperitivi e lezioni di ballo. E poi ancora il Museo del vino, le passeggiate dei sensi, l’arte di vivere alla parigina, la scuola francese di cortesia, alla scoperta di Dali, il kit shopping delle Galeries Lafayette, le serate del Lido. E per chi volesse ammirare i fuochi d’artificio del 14 luglio dalla terrazza di un appartamento parigino potrà semplicemente farlo contattando la Federazione delle Chambre d’Hotes (FPPCH).
Tutte le iniziative giorno per giorno si possono scoprire su www.parisinfo.com

venerdì 27 giugno 2008

Quando il ristorante di quartiere non vuol dire qualità.


Mangiar bene nel 19 arrondissement di Parigi non è cosa facile. Attorno ad uno dei più grandi parchi della Ville, il parco Buttes-Chaumont, è difficile trovare ristoranti degni del loro nome. Sarà perché le “deliziose collinette verdi, i laghetti, e i sentieri creati per il piacere dei sudditi di Napoleone III” non ispirano gli chef francesi. Sarà forse perché il parco era stato creato “per far dimenticare che su uno dei monticelli un tempo c’era la forca per i condannati a morte”? La cucina nel complesso non è malvagia, ma forse ci vorrebbe qualche cuoco in più e decisamente maggiori competenze. Perdonatemi, non ho analizzato la procedura per ottenere la licenza francese di ristorazione, ma parte dei ristoranti da me visitati dovrebbero chiamarsi in ben altra maniera. Design a parte, fortunatamente in alcuni è l’unico punto a favore come nel caso del Mon Oncle al 2 di rue Pradier, la maestria della cucina francese è totalmente assente. Posate non lavate, questo è il caso del Chapeau Melon al 92 di rue Rébéval, camerieri impacciati o peggio scostanti, cuochi che assaggiano la zuppa con il mestolo che usano per servire le portate. E' vero, lo fanno in molti… ma almeno il Sig Olivier Camus (cuoco-proprietario del Chapeau Melon) dovrebbe chiudere le porte della cucina. E mi raccomando, telefonate prima di recarvi e comunque non presentatevi dopo le 21,30 di sera altrimenti rimarrete a bocca asciutta. Sono andato al ristorante Zoé Bouillon per ben tre volte e non sono mai riuscito a sedermi a tavola: troppo tardi, carenza di personale, pietanze terminate. No Comment. Vero è che si tratta di ristoranti di quartiere, ma questo non li può esimere dal garantire quello che gli uomini di marketing identificano con le caratteristiche igieniche del prodotto/servizio: pulizia, prodotti di qualità, accoglienza.
Si salva senza dubbio, anzi svetta senza eguali, il bristrot Il Faitout (nella foto), in avenue Simon Bolivar. Stile art decò, personale gentile, cuochi estrosi che propongono quotidianamente piatti nuovi e freschi. Andateci anche solo per il caffè. Ecco quello non è paragonabile a quello che vi potrebbe preparare anche il peggiore dei bar italiani, ma con l’aggiunta dello sciroppo Manin prende tutto un’altra poesia.
Prima di concludere il mondo della ristorazione del 19° dovrei parlarvi del ristorante Papillon Puebla del nostro chef italiano Vincenzo Cozzoli. È il ristorante credo più calmo di Parigi dato che si trova all’interno del Parco. Non ho ancora avuto piacere di sedermi alla sua terrazza, ma sono sinceramente sconvolto dal parco macchine del suo guardiano. La sera, quando rientro a casa, lo vedo sempre con una vettura differente: Mercedes, BMW X5, Jaguard, Porche, ecc.
Cercasi disperatamente ristorante!!!

A Parigi è arrivato il VOGUEO


Voguéo, il nuovo servizio di trasporto pubblico dell’Ile de France
Ha un nome simpatico, utile per i Francilien (gli abitanti dell’Ile-de-France) e per i turisti, regalerà scorci fino ad ora nascosti ai più. Si chiama Voguéo con l’accento acuto sulla “e”. È la navetta fluviale che dalle ore 16 del 28 giugno 2008 serve la zona est di Parigi. Il nuovo servizio di trasporto pubblico della Stif (Syndicat des transports d’Ile de France), l’autorità che gestisce il trasporto pubblico della regione parigina, funzionerà 365 giorni all’anno con gli stessi orari degli altri mezzi. Senna permettendo però! Durante la settimana la navetta partirà ogni venti minuti (trenta minuti la domenica e i festivi) dalla Gare d’Austerlitz, farà poi tappa alla Biblioteca Francois Mitterrand (all’andata), Bercy (al ritorno), Ivry Pont Mandela e la scuola vererinaria di Maisons-Alfort.
Il servizio è partito con qualche settimana di ritardo rispetto ai piani della Stif ma questo per garantire un miglior accesso al servizio. Le imbarcazioni, infatti, sono state modificate in maniera tale da poter offrire ai viaggiatori gli standard degli altri servizi della regione. Vetrate ingrandite per rendere le navette più luminose, poltroncine più comode e uno spazio esterno per farsi accarezzare dalla brezza. Per i viaggiatori occasionali il costo del biglietto è di 3 euro. La navetta può essere presa anche con un regolare abbonamento Navigo, quello della rete metropolitana parigina per intenderci.

www.stif.fr

La Fenice dell'Hotel Royal Monceau a Parigi


Ceck list del Demolition Party: caschetto, guanti da lovoro, martello (meglio se pneumatico), scalpello, mascherina (si farà un sacco di polvere), smoking.
Direi che ho tutto. Posso andare anch’io alla esclusivisissima serata di demolizione del Royal Monceau, un vecchio hotel di lusso aperto nel lontano 1926 in Avenue Hoche a pochi passi dall’Arc de Triofe a Parigi. Il tempo passa, lo stile pure, ed il nuovo proprietario, Alexandre Allard, ha voluto affidare la rinascita di una piccola scheggia della storia parisienne a Philippe Starck, poliedrico designer già interprete del risveglio dell’hotel Meurice di rue de Rivoli.
Sarà una grande performance artistica spazio temporale. Cineprese e macchine fotografiche saranno pronte ormai da giorni per riprendere una singola martellata; non dubito che l’onore (leggetelo come volete) di infliggere il primo colpo sarà dato a qualche abitué del Royal Monceau. Come la Fenice questo hotel che ha passato indenne il XX secolo rinascerà dalle proprie ceneri dopo la morte datagli questa sera dalla Crème della Ville Lumière. Un condannato a morte di ottantanni si spegnerà questa sera, 26 giugno 2008, sotto i brindisi di allegri demolitori. Con la stessa inerme staticità delle vittime di Arancia Meccanica l’hotel soccomberà sotto sorrisi schiamazzi e urletti di ineffabile violenza.
L’operosità e la scienza degli artigiani di inizio secolo verrà cancellata senza lasciare alcuna memoria.

Chissà se l’ideatore di questa iniziativa si comporterà alla stessa maniera al compimento del suo ottantesimo compleanno. È noto che gli alloggi siano sempre meno nelle grandi città. Allora perché non organizzare un calorosissimo Nonno Demolition Party. Trai piccoli nipotini ereditieri, quello che gli sferzerà il colpo fatale potrà stabilirsi con tutta la famiglia nella dimora del nonnino. Il tempo passa lo stile pure e così anche i proprietari.

martedì 24 giugno 2008

Sarkozy rientra da Israele per dare la notizia. Conferenza stampa d'eccezione all'Elysée


Paris 24 Giugno 2008: una conferenza stampa d'eccezione é stata organizzata oggi 24 giugno al Palazzo dell’Eliseo dal Presidente della Republique Français Nicola Sarkozy accompagnato dalla quasi francese Carletta Bruni. Alla conferenza presente anche una nutrita delegazione del governo italiano: del resto quando c’è da andare in giro non c’è decreto legge che regga.
Ma quale il motivo che ha richiamato i più importanti reporter francesi e corrispondenti stranieri a Parigi?
Prende la parola Nik visibilmente commosso: "On aura bientôt un nouveau petite français de sang italien juste après Noel". Ma la Carletta ex-nazionale (tre mesi fa ha chiesto la cittadinanza francese) spintona il marito di ferro rubando il microfono: “Mio marito Nik come al solito, un po’ troppo nazionalista, voleva dire che i nostri Vivian e Matteo saranno presto genitori e il loro bambino sarà figlio della Francia".
Una voce dalla delegazione italiana si alza, è il nostro Presidente del Consiglio (ha dimenticato i tacchi in hotel): “Mi consenta ma debbo dissentire. Anche se è noto ai più che me ne
fotto regolarmente della Costituzione questa volta sono felice di dire che il pupo sarà cittadino italiano per nascita”.
Mara Carfagna, Ministro gnocca senza portafoglio (tanto a cosa le serve il portafoglio, bella com’é le offrono sempre da magna’) chiede perché i due futuri genitori abbiano scelto l'Hexagone per accrescere la famiglia. Alla domanda risponde sinceramente meravigliato il futuro padre Matteo Dall’Ava: “Abbiamo scelto la Francia perché qui la tv é orribile. Ci sono un sacco di programmi culturali, di documentari e quindi ci annoiavamo davvero tanto e quindi... E quindi il resto lo capire anche voi. In Italia invece abbiamo le veline, Lucignolo, Nonsolomoda e Camera Caffè così non si può pensare di trovare del tempo anche per “
far cose”. Berlusconi preso dalla sua isteria persecutoria esclama: “E’ sempre colpa mia”. Intanto il Ministro per le politiche sociali Sacconi prende nota:”Meno veline più Vespa”.
Dall’Ava si accascia per terra bruscamente interrotto con un colpo nelle palle dalla moglie:
“Scusatelo é il solito
superficiale. Il pupo nascerà qui perché lavoriamo qui e poi in Francia tutto è gratis. Il Ministro della Salute (che poi è lo stesso delle politiche sociali) chiede spiegazione. Replica la femme rouge (Vivian): “Vede Ministro qui anche se non sei in politica hai un sacco di privilegi. É tutto pagato dalla mutua e dall'assicurazione. Visite mediche, ospedale, asilo e poi il mio capo era contento quando lo ha saputo. In Italia avrebbe traslocato l’azienda pur di far perdere le sue tracce. Qui posso fare anche l’epidurale senza sentirmi dire dall’ostetrica e dal prete del quartiere che sono una madre snaturata solo perché preferisco non morire di dolore”.
Partono dalle retrovie i cori dei fan arrivati a Parigi ad aprile con gli autobus messi a disposizione della Moratti, Sindaco di Milano, per la votazione dell’Expo 2015 e poi lasciati qui perché il budget era terminato: “Poo poropoporoooo po poropoporo”.
Il Ministro Franco Frattini accompagnato dal sottosegretario Stefania Gabriella Anastasia Craxi (tanti nomi per far passare in secondo ordine il cognome?) e dal divino portavoce Otelma annuncia che il pupo o pupa (ancora è presto per dire il sesso) nascerà entro il 7 Gennaio 2009. Il Ministro per l’attuazione del programma Gianfranco Rotondi, anche lui senza portafoglio (ma per altri motivi), conclude la conferenza dicendo che era previsto un decreto legge, poi trasformato in Disegno di Legge (perché Napoletano si era incazzato) per l’attuazione di una nuova Festa Nazionale dedicata al nascituro.

martedì 27 maggio 2008

Caro vicino... Ti faccio la festa!

PARIGI - Domani, quasi 6 milioni di Francesi si troveranno per condividere una torta salata e brindare con del buon Bordeaux alla Festa del Vicino. La Manifestazione nasce nel 1999 su iniziativa dell'associazione Paris d'Amis, composta da un gruppo di amici del 17esimo arrondissement di Parigi. Il successo è immediato e otto anni più tardi, circa 7,5 milioni di Europei allargano la festa a circa 700 città. La Festa del Vicino vuole sensibilizzare la conoscenza tra gli abitanti di uno stesso palazzo, dare forza ai legami contro l'isolamento dell'individuo e incentivare il mutuo soccorso. «Il vicino deve diventare il terzo pilastro della solidarietà insieme alla famiglia e alle istituzioni». Queste le parole di Atanase Périfan, tra le prime promotrici della festa che oggi con il sostegno del ministro dell'Abitazione Christine Boutin, lancia la nuova associazione Voisins Solidaires. Lo slogan scelto per i prossimi dodici mesi è "Les Bons côtés d'être à côté" (I vantaggi di essere vicini). Poter contare in ogni condominio su dei meneur, responsabili, al 100 per cento solidali e ambasciatori del saper vivere insieme. Uomini e donne pronti a leggere la posta al vicino cieco, a fare una torta per il compleanno dell'ultimo arrivato, a condividere la propria wi-fi con i vicini che non hanno i mezzi per accedere a Internet o a preparare la zuppa per il nonno del palazzo. Con queste iniziative e con la pubblicazione di una guida sul vicino solidale si vuole aiutare il cittadino metropolitano a non aver più paura del prossimo, ad abbandonare la diffidenza dell'altro per vivere meglio.

lunedì 26 maggio 2008

Parigi-Hotel de Crillon: dove la storia è attualità


Coordinare produzione, vendite e servizi alla clientela, scegliere nuovi partner, fare Pierre ad alti livelli, presentare una nuova sceneggiatura: l’hotel de Crillon è il luogo dove tutto ciò accade con una naturalezza darwiniana. Quella che, nella prima metà del Settecento, fu Place Louis XV poi divenuta la piazza più celebre del mondo, Place de la Concorde, ha visto i natali di questo sontuoso hotel particulier, tipica costruzione dell’aristocrazia francese datata 18esimo secolo. Dal 1758, la grande corte e il patio hanno ospitato la Storia. Qui, nel 1770, si sposò Luigi XVI; nel 1778 Benjamin Franklin, Arthur Lee e Gérard Conrad firmarono l’Atto d’Indipendenza degli Stati Uniti; sempre qui, nel 1919, nacque la Società delle Nazioni, oggi ONU. Quali altri grossi eventi economici e politici si stiano compiendo in questo rifugio storico non ci è dato sapere. La privacy al primo posto. Ma di sicuro, tra gli ospiti, è facile incontrare personaggi dello spettacolo internazionale come Monica Bellucci, John Travolta, sportivi come Zinedine Zidane, Roger Federer, capi di Stato e ministri. Odierna sala da pranzo di manager parigini che trovano in questo ambiente la giusta atmosfera per pranzi d’affari e tête à tête dirigenziali, l’hotel de Crillon offre il giusto compromesso tra la confusione delle brasserie e l’aria impettita dei ristoranti stellati. Il pranzo, come sintesi dell’arte della formule (piccolo antipasto, piatto unico, bevanda e caffé) e della cura dei dettagli, ha conquistato i favori delle regine della gioielleria come Agnes Cromback, e Natalie Bader, rispettivamente presidente di Tiffany & Co e Fred. Professionisti, agenti dello spettacolo, designer e politici amano trascorrere in questa bolla di lusso intrisa di vita qualche istante d’evasione per recuperare le energie, mettere in ordine le idee e ributtarsi nella mischia. A loro disposizione tre spazi d’eccezione: il Bar Crillon, le Jardin d’Hiver e il Patio.

Hotel de Crillon
10, Place de la Concorde
75008 Parigi

giovedì 22 maggio 2008

Francia-Parigi: il risveglio dell’Hotel Meurice


“L’Hotel Le Meurice era come la bella addormentata nel bosco, bella, elegante, romantica, classica, senza tempo… e anche lentamente assopita. Ma un principe, non proprio azzurro, è venuta a baciarla. Ad un tratto il risveglio, il grande risveglio, il folle risveglio. Eccitante, luminoso, sexy, frizzante, unico… La pietra diventa fuoco, il legno diventa carne, i camerieri dei cavalieri, le cameriere delle fate, i cuochi degli orchi".
Queste le parole del polivalente designer Philippe Starck per descrivere il nuovo Hotel Le Meurice.
Aperto a Parigi nel 1835 da Augustin Meurice, per offrire ai clienti inglesi lo stesso confort e le stesse comodità a cui erano abituati in patria, l’Hotel Le Meurice, vive dall’arrivo della sua nuova direttrice Franka Holtmann una nuova era. Il risveglio grazie anche alla collaborazione del designer Philippe Starck è ispirato a Salvador Dalì, ospite e fedelissimo dell’Hotel. Delicatamente onnipresente, il suo genio si mesce sapientemente con lo spirito del designer francese. Un melange di pezzi unici; il tavolino Escarpin, la lampada Muletas, la poltrona Aîlé, la sedia Enfant Idéale del Maestro spagnolo conversano con il Miroir Givré (lo specchio di ghiaccio) e il Cheminée de bougies (il caminetto di candele) di Starck.
Ma quello che più colpisce chi dimora “a casa lontano da casa” è l’arte di vivere alla parigina. Andare a spasso in bicicletta è la moda del momento da quando la Vélib del sindaco Bertand Delanoe ha invaso Parigi. E l’hotel di Rue de Rivoli e del Jardin des Tuileries ha creato la propria bicicletta. Ha preso la meglio delle due ruote, l’olandese, comoda per lei e per lui; l’ha decorata con i propri colori, verde ceruleo e oro; l’ha dotata di un grande cesto di vimini, pompa, lucchetto e caschetto. I clienti ne possono beneficiare a qualsiasi ora e in tutta libertà. Per pedalare nei luoghi negati alle vetture, per fare shopping o più tradizionalmente per fare un veloce picnic al Pont des Arts, il ponte di legno che domina l’Ile de la Cite.
A casa, pardon, in hotel li aspetta la cucina Tre stelle Michelin dello Chef Yannick Alléno. Pensare sempre a ciò che piace, ecco la sola regola che accompagna le pietanze della tipica tradizione parigina. Vietato alzarsi da tavola prima di essersi “ingioiati” con la Pomme d’amour, una pregiatissima sfera alla fragola e cioccolato bianco, profumata al gelsomino e ricoperta di scaglie di mandorle zuccherate; lo Chef Patissier Camille Lesecq potrebbe rimanerci male altrimenti.
E poi via a godersi il tramonto sulla Terrasse della suite Belle etoile. 360 gradi di veduta. Tra le più emozionanti di Parigi. Da una parte i Jardins, il Louvre, la Tour Eiffel e gli Champs-Élysées fino all’Arco di trionfo. Dall’altra parte Place Vendome, l’Opéra Garnier e il Sacro Cuore.
Ma prima di coricarsi, un wisky o un più delicato rosolio al 228, il bar situato al piano terra dell’hotel. Una alcova di stile inglese con grosse poltrone in cuoi scuro dominata da un grande affresco d’epoca che raffigura le feste campestri al castello di Fontainebleau. Sedetevi sul grande divano adagiato dinnanzi al caminetto delle candele. Un senso di appagamento vi sorprenderà in pochi istanti. Sogni d’oro!

Hôtel Le Meurice
228 rue de Rivoli - 75001 Paris - France - Tél. : 01 44 58 10 10 - Fax : 01 44 58 10 15

My private boat a Parigi


Godersi Parigi da una prospettiva totalmente differente, comodamente rilassati, inebriati dalla brezza e dalle bollicine di uno champagne? Avete due possibilità. Potete prendere uno dei tanti bateux mouches attraccati sulla Senna come quelli di Pont Neuf o di Pont de l’Alma. Seggiole non particolarmente comode, vociare di piccoli barbari urlanti travestiti da scolari, lo psicopompo delle Senna vi traghetterà per due ore da Pont d’Iéna, proprio sotto la Tour Eiffel, alla punta sud dell’Ile Saint Louis. L’alternativa?
Chiamate il Plaza Athenée Paris sussurrando il giorno del vostro arrivo e queste tre semplici parole: “My private boat”. Avrete la possibilità di soggiornare in una delle strepitose suite dell’hotel di 25 Avenue Montaigne. E la Senna? Quando ne avrete voglia basterà ripetere al vostro concierge le parole “My private boat”. Verrete immediatamente accompagnati sui divanetti del vostro Riva, attraccato a poche decine di metri sulla rive droite della Senna. Una bellissima hostess, o steward a seconda dei desideri, vi servirà un calice di champagne e piccole sculture di cioccolato, fragola o pistacchio del celeberrimo pasticcere Christophe Michalak onoreranno il vostro palato. Il comandante vi svelerà i segreti e gli aneddoti più curiosi del bacino parigino. Nessun rumore se non l’idilliaco suono delle acque del fiume che con fare materno coccoleranno lo scafo sapientemente modellato da italiche mani.
Consiglio di sussurrare le tre paroline magiche “My private boat” a poco più di un’ora dal tramonto. La Panacea delle emozioni verrà servita ai vostri occhi con una delicatezza ed una intensità tale che il vostro spirito ne beneficerà eternamente . Potrete vivere questa esperienza solo fino al 15 di ottobre.

Il était une fois le palace de demain…
Hôtel Plaza Athénée - 25 avenue Montaigne - 75008 Paris - Tél : 01 53 67 66 65

sabato 10 maggio 2008

Oh! Chapeau – restaurant Coréen à Paris


Dopo quasi una settimana d'evangelizzazione sulla bontà e leggerezza della cucina coreana ho messo piede al ristorante coreano Oh! Chapeau di Parigi. Al 4 di rue Petit Moine, una traversa della più vivace Avenue des Gobelins, il ristorante sembra appena uscito da una rivista degli anni 60. Ambiente minimalista, originale, arredamento molliniano (vedi style di Carlo Mollino), macchina del caffè e macinato Illy, affiche sponsorizzate dall’ente del turismo coreano, il tutto opacizzato da una flebile musica lirica. Nell’insieme non è un posto in cui ci porterei clienti o potenziali fidanzatine, a meno di volerle scaricare, ma per un pranzo veloce il ristoro è più che decoroso. Abbiamo ordinato, io e la persona che era con me, due porzioni di raviolis grillés e crepe coréenne, un BULGOGI e un DOLSOTBIBIMBAP. Fatemi spiegare meglio i piatti. I ravioli sono né più né meno di quelli che si possono mangiare in un ristorante cinese, mentre le crepe coreane sono una sorta di polpette di patate e verdure. Poco dopo questi due antipasti il proprietario del locale, catapultato anche lui dagli anni 60, arriva con una sorta di mini braciere a gas, il tanto nominato barbecue coréen. Tanto nominato dall’evangelista che mi ha perseguitato una settimana raccontandomi le prodezze della cucina coreana. Torniamo al barbecue. Sulla piastra in ghisa viene disposta la carne di vitello tagliuzzata finemente come carne trita. Terminata la cottura, la carne viene intinta in una salsa di soia speciale e mangiata insieme al riso bollito. Di contorno cavolo e cetriolo piccante, germogli di soia, e altre verdure coreane a me sconosciute. Una pietanza gustosa e leggera che pero sconsiglio nel caso abbiate trai commensali, persone che non amano la vista della carne cruda e sanguinolenta. Di tutt’altro aspetto il dolsotbibimbap. Una marmitta rovente (provato con mano) contenente riso, verdure, funghi, carne trita (cotta) decorata con un tuorlo d’uovo crudo nel centro. Appena viene servita bisogna prendere il cucchiaio e con destrezza amalgamare bene tutti gli ingredienti e condire a piacimento con la salsa di soia. L’aspetto non è dei migliori ma il sapore è decisamente delicato. Anche questa volta avendo visto il cartello Illy mi sono fatto prendere dalla mia italianità ordinando un caffè. Avrei dovuto accontentarmi del buonissimo the verde coreano servito insieme alle portate.
Locale da provare, a pranzo, come ottima alternativa ad un bistrot o ad un fast food. Si spende poco e si mangia discretamente.

Menu da 19 euro
The verde 3 euro
Caffè Illy 2,50 euro
Totale 43,50 euro

4, rue du Petit Moine, 75005 Paris (metro linea 7, Les Gobelins)

Quick - Paris Gare du Nord: quanta informazione!


Se siete maniaci dell’informazione dovete ordinare un pasto veloce da Quick, Quality Burger Restaurant, la catena francese di fast food. Il treno della persona che aspettavo era in ritardo di 40 minuti, la fame avanzava inesorabile e allora ho pensato di placarla con un velocissimo sandwich dalle fattezze a stelle e strisce. Per 6 euro e 10 centesimi a meno di 5 minuti dal mio ingesso nel restaurant (ore 21,52) mi viene consegnato il mio menù. La sorpresa? Lo scontrino. Ho scoperto che mi ha servito la Signorina Jing salariée n°52, che il mio è stato il pasto n°6.220 ma soprattutto che per andare alla toilette il mio codice è A511B. Niente panino, niente codice... niente pipì!

giovedì 8 maggio 2008

Picnic in centro a Parigi: Pont des Arts


Il picnic a Parigi è un’istituzione. Gli ingredienti essenziali sono: sole (evento raro nella Parigi dell’ottavo anno del nuovo millennio), una temperatura di almeno 18 gradi, uno spazio non percorso da macchine (fortunatamente c’è l’imbarazzo della scelta) e almeno due ore di tempo libero. Al Parco des Buttes Chaumont, al Jardin des Tuileries, alle pendici della Tour Eiffel, al Jardin du Luxembourg, qualcuno ipotizza anche al cimitero di Père Lachaise tra i ricordi marmorei di Jim Morrison, Marcel Proust e Moliere, l’importante è avere voglia di farsi accarezzare dal sole. Ma chi volesse banchettare sulle acque della Senna non può non fare tappa al Pont des Arts. Un recentissimo ponte di legno accessibile da Quai de Conti (rive gauche) o da Quai François Mitterand (rive droite). La vista è superba. Seguendo lo scorrere delle acque avrete alle vostre spalle l’Ile de la Cité, a sinistra l’Ecole Superieure des Beaux Arts del 6°arrondissement, di fronte la Tour Eiffel e a sinistra nel 1°arrondissement il Louvre. Praticamente nel centro della Ville Lumiere. Più branché di così c’è solo il picnic nel giardino del Ritz, 15 Place de Vendôme. ESCLUSIVISSIMO

Il fantasma dell’Hotel de Ville


Dopo quasi un secolo Gaston Leroux ne avrebbe di che scrivere! Il reporter e romanziere parigino che elaborò nel 1910 Le Fantôme dell’Opera troverebbe nei corridoi che collegano la linea 1 alla linea 11 della Metro fermata Hotel de Ville centinaia e centinaia di scritte. Versi e poi versi di poesie buttate giù in matita con tratto da pittore impressionista. Parole che decorano finemente e con cura maniacale le affiche pubblicitarie di grande formato. Sconosciuto però l’autore, l’artista, il poeta. Gli addetti della pubblicità della RATP che settimanalmente installano i giganteschi promemoria del consumismo di massa dicono di non conoscere la mano malfattrice. Nemmeno il manganello dell’intollerante polizia della metro ha mai bacchettato la mano criminale. Molti però, di quelli che la metropolitana la vivono, si fermano per leggere qua e là i versi che animano come linfa i manifesti policromi dei prodotti. Un diversivo, un break, un gazzettino del surreale che giorno dopo giorno aiuta i clienti della carta “navigo” a far viaggiare il proprio spirito.
Chissà se questo nuovo Keith Haring della poesia del XXI secolo darà prima il La a qualche romanziere in erba o a qualche cineasta francese per continuare a farci sognare.

venerdì 2 maggio 2008

Tutti pazzi per Caterina (Murino)


Ne scrive Figaro Scope, si trovano articoli su Le Monde, una pagina su Metro France, L’Express dà prova di conoscerla. La stampa francese celebra con fiumi di colonne la sua (pardon) la nostra Caterina Murino. La giovane attrice sarda dal perfetto francese, conta a partire da L’Enquête corse del 2004 una dozzina di film Frabriqué en France. La “superbe brune”, come la definisce Marie-Noelle Tranchant giornalista de Le Figaro, è in questi giorni presente in duplice veste: francese nel film italiano Ciao Stefano e italiana nel film francese Le Grand Alibi adattamento cinematografico del regista Pascal Bonitzer dal romanzo di Agata Christie.
Sbeffeggiando la consuetudine che vede tutte le James Bond girl sparire dalla circolazione poco dopo l’uscita del film, la seduttrice di Daniel Craig in Casino Royale, la nuova Monica Bellucci, come la definiscono qui a Parigi, ottiene ruoli più belli in Francia e all’estero che in Italia. E a dirlo è la stampa francese. Nowhere, Il regalo di Anita, L’Amour aux trousses, Les Bronzés 3 amis pour la vie e presto Made in Italy, che uscirà in Francia all’inizio di Giugno e The Garden of Eden. Qualcosa però sembra muovervi nell’italica patria e speriamo che dopo queste ultime esperienze cada, almeno per lei, il nefasto detto dei Vangeli di Matteo Marco Giovanni e Luca “nemo propheta in patria [sua]”. Intanto grazie ai successi d’oltralpe il regista Gianni Zanasi ha affidato alla grande capacità d’improvvisazione della Murino il personaggio seppur marginale di Nadine, la call-girl francese di cui si innamora lo sprovveduto Stefano in Ciao Stefano appunto.

martedì 29 aprile 2008

Musei. Le cinquanta perle di Parigi


Ecco un elenco in rapida successione dei musei più belli di Parigi che assolutamente non bisogna lasciarsi scappare. Per facilità li ho divisi in 5 sequenze in base agli arrondissement. A Parigi sono 20 e rappresentano una suddivisione circolare in senso orario del territorio parigino.

Dal 1° al 5° arr.
Musée de l’Orangerie, Musée du Louvre, Musée des Arts Décoratifs, Musée de la Mode et du Textile, Musée de la Publicité, Carnavalet (Musée de l’Histoire de Paris), Musée d’Art et d’Histoire du Judaïsme, Musée des Arts et Métiers, Musée Picasso, Musée national d’Art et de Culture Georges Pompidou, Institut du Monde Arabe.

Dal 6° all’8° arr
Musée national d’Histoire naturelle, Musée du Luxembourg, Musée national Eugène Delacroix, Musée de l’Armée-Hotel national des Invalides, Musée d’Orsay, Musée du Quai Branly, Musée Rodin, Musée Cernuschi (arts de l’Asie, Ville de Paris), Musée Jacquemart-André, Palais de la Découverte.

Dal 9° al 16° arr
Petit Palais (Musée des Beaux-Arts de la Ville de Paris), Bibliothèque-musée de l’Opera (Palais Garnier), Musée Grévin, Musée national Gustave Moreau, Musée du Cinéma, Centre national de l’histoire de l’immigration, Galerie des Gobelins, Musée de la Poste, Musée Bourdelle, Cité de l’Architecture et du Patrimoine (Palais de Chaillot)

Dal 17° al 19° arr
Musée d’Art moderne de la Ville de Paris, Musée de la Marine, Palais de Tokyo, Musée national Guimet des Arts asiatiques, Galliera (Musée de la Mode de la Ville de Paris), Musée de l’homme, Musée Marmottan-Claude Monet, Musée de Montmartre, Musée de la Musique (Cité de la Musique), Cité des Sciences et de l’Industrie (La Villette).

Le Grand Paris
Musée national du Château de Versailles, Musée Paul Delouvrier, Musée des Années 30 (Boulogne-Billancourt), Musée et jardins Albert Kahn (Boulogne-Billancourt), Musée national de Céramique (Sèvres), Maison atelier de Jean Arp et Sophie Taeuber (Clamart), Musée de l’Air et de l’Espace (Le Bourget), Musée Passé-Présent-Futur Pierre Cardin (Saint-Ouen), Maison de la Photographie Robert Doisneau (Gentilly), Mac/Val Musée d’Art comptemporain du val de Marne.

mercoledì 16 aprile 2008

InterContinental Grand Hotel de Paris


Maestoso, munifico e solenne come pochi altri hotel della capitale francese. Desiderato da Napoleone III per magnificare i progressi del secondo impero francese nell’arte, nell’industria e nella scienza. Manifesto della modernità al servizio dell’Esposizione Universale del 1867, l’Intercontinental Grand Hotel de Paris compirà tra poche settimane il suo 155°compleanno. Questo l’incipit di Monsieur Pascal Bossel, storico e scrittore parigino, per raccontare le mille e una notte del più grande hotel di lusso dell’Exagone passato alla storia. A appena terminato di piovere, giusto una pioggerellina primaverile come capita spesso a Parigi, Bossel è lì fermo sulla scalinata di marmo al 2 di rue Scribe con il suo blaiser blu e la cravatta regimental, dall’aspetto serioso ma dal sorriso bohemien. Mi accompagna à la Terrasse, spazio di luce del Caffè de la Paix in cui businessmen di ogni dove chiudono i grandi contratti dell’economia internazionale. Un luogo surreale di marmo, tappeti e orchidee protetto da una piramide di vetro che punta all’infinito. Minuto dopo minuto mi racconta fatti e aneddoti con una passione e una ricchezza tale da farmi sentire proprio li, accanto all’imperatrice Eugénie durante il giorno dell’inaugurazione, il 2 maggio del 1862, o abbracciato a Mata-Hari prima di una sua esibizione nelle danze dedicate a Shiva nel colossale Salon Operà. Passano ineluttabili davanti ai miei occhi le squadre di lavoro che in soli 18 mesi costruirono il capolavoro dei fratelli Perire, più di 8.000 mq di superficie, 5 km di corridoi, 800 stanze e 65 saloni! Accompagnato dalle musiche dell’orchestra diretta dal Maestro Offenbach, sfoglio il libretto dei servizi dell’hotel e come preso da una irrazionale desiderio infantile ordino ciò che di più inconsueto mi può offrire l’hotel: la più rara tra il milione di bottiglie dell’infinita cantina; un bicchiere di latte della “Vacherie Modèle” dell’Hotel con mucche rigorosamente svizzere, una corsa sul primo ascensore idraulico della storia di Parigi, un ritratto in piena notte dal fotografo dell’hotel disponibile 24 ore su 24, un bagno termale.
Monsieur Bossel con le sue parole mi accompagna in questo viaggio nel tempo. Adesso ci troviamo nel Salone 36, è il 1871 James Gordon Bennet, proprietario del New York Herald affida a Sir Henry Marton reporter all’Herald Tribune la missione di ritrovare il Dott. Livingstone scomparso nelle foreste africane. E poi come in un tornado spazio-temporale passano fugacemente Victor Hugo, Bill Clinton, Emile Zola, Sherlock Holmes, Jodie Foster, Gustave Flaubert, Oscar Wilde, Alain Delon. Ritorno per un istante ai giorni nostri. Con la lentezza di chi si sta gustando una gioia infinita accediamo al Salon de L’Operà. È la sala più illustre della capitale decorata con statue preziose, decorazioni d’oro, marmi e specchi che si riflettono all’infinito. Evoca lo splendore de l’Opera Garnier che verrà eretta solo qualche anno più tardi proprio lì sotto gli occhi dell’hotel tra rue Auber e rue Halévy. Alta 14 metri può ospitare più di 700 persone. Proprio in questa sala un illustre quanto anonimo ospite del Grand Hotel dispose una serata di gala con tutto ciò che di meglio l’organizzazione potesse offrire: filarmonica, esibizioni di teatranti, balletti e pietanze ricercate. Il tutto per due persone. L’indomani l’anonimo cliente chiamò il direttore e ringraziandolo per il servizio disse: “Ho speso un po’, ma alla fine ha detto di Si!”. Ci allontaniamo dalla sala che ospitò i re e le regine di tutto il globo per dare un istante di pace ai 5 sensi. Accappatoio di spugna, ciabattine e dopo tutto questo trambusto emotivo ci rilassiamo nella I-SPA dell’hotel. Ci aspetta il letto fluttuante, l’installazione faro del centro. Il non plus ultra in materia di relax. Mani esperte ci massaggiano con alghe d’altura e applicazioni di fango marino del Mont Saint-Michel, un gommage al sale marino e poi veniamo delicatamente avvolti in una coperta d’acqua a 37 gradi. Come in un grembo materno, sì è immediatamente presi da una incomparabile sensazione di leggerezza e di distensione muscolare e celebrale. Ma non abbiamo ancora finito il nostro tour, una doccia e poi via al Club InterContinental. Questo spazio di lusso e di privilegio estremo è un vero hotel nell’hotel. Al loro arrivo, i clienti del club sono accolti senza passare dalla reception generale. A loro disposizione al quinto piano il salone VIP con vista esclusiva sui tetti di Parigi e sulle grandiose statue dell’Opera. E pensare che al suo esordio questo era l’alloggio della servitù! Qui gli ospiti “de marque” in base alle loro pause lavorative o di divertimento possono ordinare la colazione con i dolci creati dai designer più stravaganti dell’Exagone, bersi un coloratissimo cocktail o surfare in internet per scoprire cosa riserva la capitale.
E finalmente arriviamo al cuore dell’hotel, o meglio ad uno dei 470 cuori dell’InterContinental, la suite Royale. Entro con passo di danza quasi spaventato da tanta cura del dettaglio, affiche d’epoca, oggetti d’arte, tappeti preziosi, cesellature e tanta tanta luce. Mi muovo come un bimbo in negozio di giocattoli eccitato dalle mille attenzioni protagoniste di questi spazio. Orchidee, in ogni dove, preziose lenzuola di lino e un copriletto rosso damascato a far da cornice, scendiletto di una morbidezza inaudita e poi il bagno. Apro la porta, mi appoggio alla vasca d’epoca, centrale rispetto a tutta la stanza. Non è vero, non ci posso credere, apro le finestre e scorgo in bella vista l’ingresso nord dell’Opera. Chiudo gli occhi e provo ad immaginare la sensazione di un bagno tonificante in un giorno di primavera agli occhi della secolare casa dei balletti delle liriche francesi.
Monsieur Boissel capisce il mio stato d’animo e mi ricorda che dobbiamo ancora terminare la visita. Dall’hotel, allora, accediamo direttamente al Caffè de la Paix. Il cafè-restaurant mito di Parigi. Era il 25 agosto del 1944, qui, un giovane al volante di una jeep militare americana entrò in fretta e furia chiedendo al cuoco di preparargli ciò che di più rapido poteva fare. Con la stessa cura che erano abituati a riservare ai migliori clienti, il maitre consegnò un cesto in vimini con il veloce pasto frugale. Scoprirono in seguito di aver preparato il primo pasto del Generale Charles de Gaulle futuro primo presidente della V repubblica francese. Rientro in me, mi giro per guardare le decorazioni degli angioletti con il sigaro alla mano, per segnalare agli ospiti che quella era la sala fumatori e a due passi da me riconosco Jean-Paul Belmondo. Qualcosa del suo sguardo mi rivela che lui, come tutti gli altri ospiti, è di casa in questo surreale quanto concreto paradiso artigianale del lusso francese. Con la stessa naturalezza con cui era incominciata la mia visita, Boissel si congeda ringraziandomi per averlo ascoltato.

2, rue Scribe - 75009 Paris
T +39.1.40073232
legrand@ihg.com
www.paris.intercontinental.com